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Meloni prudente, l'obiettivo negli Stati Uniti resta 'zero dazi'

Meloni prudente, l'obiettivo negli Stati Uniti resta 'zero dazi'

Lite poi rientrata con Parigi. L'opposizione: 'Abbassa la testa'

ROMA, 09 aprile 2025, 22:27

Silvia Gasparetto

ANSACheck
Meloni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Meloni - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'attesa di una svolta c'era, ed è andata molto oltre le migliori previsioni: 90 giorni di sospensione dei dazi non cambiano, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, la portata della missione di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Che anzi, ancora più convinta, a Donald Trump chiederà di sedersi a parlare con l'Europa, con l'obiettivo che ora appare meno irrealizzabile, di creare quella grande area di libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico, con la formula 'zero per zero' dazi.

 

La giornata si apre tra lo sconcerto e l'imbarazzo per le parole del presidente americano, che accendono le opposizioni (la premier "abbassa la testa" e va lì "con il cappello in mano"): davanti a quell'espressione - "i leader pronti a baciarmi il culo", che anche Matteo Salvini indica come "immagine abbastanza disgustosa" - nella maggioranza c'è chi sorride, chi non risponde, chi glissa come Antonio Tajani ("other question?"). Un tema che probabilmente i due vicepremier hanno affrontato anche con Meloni, in un confronto a tre poco prima del Consiglio dei ministri.  La presa di posizione poco elegante del tycoon, assicura però il ministro degli Esteri, non cambia i programmi della premier che andrà a Washington "con la schiena dritta" a proporre di negoziare "sostenendo le posizioni europee". Una precisazione più che dovuta, per il vicepremier, dopo che il ministro francese dell'Industria Marc Ferracci aveva dato voce alla diffidenza di alcune cancellerie nei confronti del viaggi della leader italiana. "Se cominciamo ad avere discussioni bilaterali" il ragionamento di Ferracci, l'unità europea "rischia di spezzarsi". Parole che fanno scattare i ministri a difesa dell'azione di Roma: "Rispetto e reciprocità, cari amici francesi. Non ci sono nazioni di serie A e nazioni di serie B", dice subito il titolare degli Affari europei Tommaso Foti, chiedendosi come mai "quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è la Meloni ad andare invece no". Anche il titolare della Farnesina ricorda i diversi incontri del capo dell'Eliseo, convinto che i vicini d'Oltralpe "non abbiano capito lo spirito di questa missione". E nemmeno che "l'Unione europea è ben contenta che l'Italia vada a parlare per sostenere le posizioni europee". Una reazione che induce il governo francese a fare marcia indietro, con la portavoce Sophie Primas che assicura come non ci siano "preoccupazioni" per la visita italiana perché "tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute".

 

Peraltro anche Politico, pur osservando che con Trump nemmeno i rapporti più stretti garantiscono risultati, vede in Meloni un "ottimo emissario". Certo, osserva il sito punto di riferimento della politica internazionale, il test è "difficile" e "il suo buon rapporto con l'amministrazione Trump conterà poco a livello nazionale se non riuscirà ad ammorbidire la sua posizione sui dazi, che ha già ammesso danneggeranno l'economia italiana".  Ma ora, con la frenata del presidente americano, lo scenario un poco si semplifica, si ragiona ai piani alti del governo, dove da qualche giorno sono sotto osservazione le proteste che lo stesso presidente americano sta fronteggiando in patria. La notizia rimbalza da Washington mentre Meloni sta andando al Quirinale per la serata di gala in onore dei reali britannici. E chi riesce a raggiungerla osserva, con un certo sollievo, che ora "non si va più con il coltello alla gola". Restano comunque le incertezze e la totale imprevedibilità delle posizioni degli Usa sulle tariffe commerciali. E se la missione nella sostanza risulta più semplice serve comunque "prudenza".   L'agenda non cambia: la presidente del Consiglio sarà a Washington il 16 aprile, l'incontro nello Studio Ovale è fissato per il 17. Poi dovrebbe ripartire subito, anche perché il 18 è atteso a Roma il vicepresidente americano J.D. Vance che Meloni dovrebbe così riuscire a incontrare insieme ai suoi vicepremier.  Mentre a Washington punterà a ragionare sulla sospensione definitiva dei dazi reciproci, facendo leva sulla necessità di aprire una trattativa in un contesto di coordinamento con l'Europa.


   

 

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