Il Parlamento non affronterà l'inchiesta sugli appalti dell'Anas. Non con un'informativa del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Pd, M5s e Verdi-Sinistra hanno ribadito la richiesta di un chiarimento davanti alle Camere. Ma la risposta è stata netta: Salvini "non ha inserito in agenda alcun intervento in Aula per un'informativa". Parole che il Pd ha definito "un insulto".
A sostegno della decisione di Salvini si è schierato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri: "La richiesta è pretestuosa - ha detto - Salvini non è indagato, di cosa deve rispondere? Non c'è l'oggetto del contendere". Il presidente del M5s Giuseppe Conte ha avvertito la premier: "Meloni non sottovaluti la questione morale. Quando non si ha la forza e l'intransigenza di far dimettere da incarichi istituzionali i propri compagni di partito, da Santanchè a Delmastro, si finisce per abbassare l'asticella di tolleranza sui comportamenti di tutti i rappresentanti delle istituzioni".
Sarcastica la segretaria Pd, Elly Schlein: "Salvini ci risparmi le foto del cenone di Capodanno e ci confermi che verrà a riferire al Parlamento. Su eventuali responsabilità penali degli indagati sarà la giustizia a fare il suo corso", ma "per il suo incarico deve trasparenza al Paese". Per tutta la giornata, sull'indagine e sui suoi risvolti politici non ci sono state prese di posizione ufficiali da parte di esponenti della Lega. E nemmeno di FdI.
Ma anche nel partito di Giorgia Meloni l'ipotesi di un'informativa non ha fatto breccia: "Nessuno è obbligato", spiegava fuori dai taccuini un esponente di punta di FdI, facendo poi notare come la richiesta debba comunque essere formalizzata in una conferenza dei capigruppo, e la prima in calendario alla Camera è per il 10 gennaio. Questo non significa che non si ponga attenzione alla vicenda. Il tema dell'inchiesta - veniva ricordato - con le ombre sugli incroci fra imprese e politica, è uno di quelli che tocca le corde di FdI, che ha fatto della lotta alla corruzione un cavallo di battaglia. Al momento, comunque, c'è "fiducia e serenità".
L'indice delle opposizioni è puntato su Salvini per diversi motivi: "Un sottosegretario della Lega chiamato in causa per interventi normativi - ha ricordato la capogruppo alla Camera, Chiara Braga - e parentele imbarazzanti", cioè Denis Verdini e il figlio Tommaso - entrambi coinvolti nell'inchiesta - padre e fratello della compagna di Salvini, Francesca. Per il M5s, anche la presidente del consiglio deve prendere posizione: "Veramente il ministro delle Infrastrutture non vuole riferire alle Camere su una gravissima inchiesta che riguarda l'Anas? Sarebbe una reazione inaccettabile e il Movimento 5 Stelle non intende dargli tregua, il suo ruolo istituzionale glielo impone.
Allo stesso modo, la premier Meloni intende anche su questo scandalo trincerarsi nel silenzio che contraddistingue la sua recente postura politica?". Insieme alla maggioranza, contro la richiesta di informativa si è schierata Italia viva: "Il M5S vuole perennemente trasformare il Parlamento in un tribunale del popolo - ha scritto il capogruppo renziano alla Camera, Davide Faraone - Il Pd naturalmente si è accodato". Mentre il capogruppo alla Camera di Azione, Matteo Richetti, ha rilevato contraddizioni nel centrodestra: "Se Giorgia Meloni dice che 'non è una bella storia' e Antonio Tajani dice 'Verdini non mi è né prossimo né parente' forse l'informativa in Aula è dovuta tanto alla maggioranza come all'opposizione".
Angelo Bonelli (Verdi-Sinistra) ha invece aperto un fronte ulteriore: "In considerazione dell'inchiesta Anas e degli incontri informali tra Salvini e l'Ad di Webuild Salini" per il Ponte sullo Stretto, ha scritto in una lettera alla presidente del consiglio, "è fondamentale che le interazioni tra la politica e il settore imprenditoriale si svolgano in modo trasparente ed in contesti istituzionali".
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