(di Marco Galdi)
- BRUXELLES - "Quella che ho visto in Libia è la forma più estrema di sfruttamento degli esseri umani" basata "sul sequestro, la violenza carnale, la tortura e la schiavitù" ed "i leader europei sono complici" dello sfruttamento mentre "si congratulano del successo perché in Europa arriva meno gente" dall'Africa. E' con queste parole che la presidente internazionale di Médecins sans Frontieres, Joanne Liu, ha lanciato l'attacco frontale contro le politiche europee (ed italiane) che cercano di chiudere la rotta dei migranti nel Mediterraneo Centrale. Ed ha ribaltato le accuse alle Ong: "Chi è colluso con i trafficanti? Quelli che cercano e salvano le persone o quelle che permettono che le persone siano trattate come merci da imballare e vendere?".
Liu ha pubblicato una lettera aperta recapitata a tutti i leader europei in cui racconta gli orrori visti di persona in un centro di detenzione 'ufficiale' a Tripoli: "I governi europei stanno alimentando il business della sofferenza in Libia".
I campi libici non sono centri d'accoglienza ma "prigioni" dove la situazione era già "abominevole qualche anno fa" e non è certo migliorata, ha ammesso la commissaria al Commercio Cecilia Malmstrom. "Non siamo ciechi", ha assicurato Catherine Ray, portavoce dell'Alto rappresentante Federica Mogherini, aggiungendo che la Commissione europea è "consapevole" che le condizioni di vita nei campi libici sono "scandalose ed inumane". "Siamo coinvolti e vogliamo cambiare la situazione", ha aggiunto. "L'allarme umanitario non solo lo condividiamo ma è uno dei nostri impegni maggiori da molto tempo", ha affermato da Praga il premier Paolo Gentiloni. "Mi auguro - ha aggiunto - che gli sviluppi che abbiamo avuto in queste settimane con le autorità libiche ci consentano di chiedere e forse anche ottenere condizioni umanitarie che sei mesi fa neanche ci sognavamo di chiedere".
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