"La geotermia attende il decreto
ministeriale per la disciplina delle piccole utilizzazioni
geotermiche, che le consenta di contribuire alla riduzione della
dipendenza estera da fonti fossili in tempi rapidi: perché tale
decreto è ancora fermo?". È questa la domanda che il Consiglio
nazionale dei geologi, l'organo di rappresentanza istituzionale
di circa 14.000 professionisti italiani, pone al ministro per la
Transizione ecologica Roberto Cingolani, in una nota. Il
presidente della categoria Arcangelo Francesco Violo afferma,
infatti, che "nell'ambito dell'energie rinnovabili, la geotermia
sta assumendo sempre maggiore importanza, dato che il ministro
ha condiviso negli Stati Generali della Geotermia che si sono
tenuti a Roma nello scorso mese di giugno, costituendo una
importante fonte energetica alternativa caratterizzata da
continuità e programmabilità della produzione ad elevata
sostenibilità". Su questa sfida, aggiunge, il Consiglio
nazionale dei geologi si sta impegnando attraverso il
coordinamento della "Piattaforma Geotermia", a cui aderiscono le
associazioni del settore, nonché importanti Enti Pubblici e
privati, Istituti scientifici e ministeriali". Questo "tavolo
tecnico permanente" ha collaborato e condiviso con la segreteria
tecnica del Mite la bozza del testo del decreto ministeriale.
L'emergenza energetica in atto, va avanti la nota, "determina la
necessità di una scelta immediata riguardo lo sviluppo della
geotermia come fonte rinnovabile strategica sia per la
produzione elettrica, che per le applicazioni termiche e per
quest'ultime risulta fondamentale la firma del decreto che le
regolamenti a livello nazionale" e che "consentirebbe
l'installazione fino ad 1 milione di impianti a bassa entalpia
in ambito locale, con conseguente consistente risparmio nelle
bollette delle famiglie".
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