La norma che prevede l'impunibilità
per chi compie reati ambientali colposi, ma "prima della
dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado
provvede alla messa in sicurezza, alla bonifica e, se possibile,
al ripristino dello stato dei luoghi" nasconde, "sotto le buone
intenzioni più di una polpetta avvelenata". A sostenerlo è
Armando Zingales, presidente del Consiglio nazionale dei
chimici, all'indomani dell'approvazione in Commissione Giustizia
al Senato dell'emendamento che prevede la non punibilità per chi
ripara al danno ambientale provocato.
Misura che, dice, non si limita a consentire il "ravvedimento
operoso" per "contravvenzioni ambientali", ma "comprende ogni
reato colposo, finanche il disastro ambientale, perfino se
reiterato. Se in linea di principio il "ravvedimento operoso"
può essere uno strumento utile per arrivare in tempi certi e
brevi al risanamento ambientale, non può essere - sottolinea -
un salvacondotto senza condizioni per i reati ambientali più
gravi, e, soprattutto, non può essere applicato senza correttivi
ai reati reiterati". È ora, incalza Zingales, "che la voce della
gente giunga al Palazzo: basta pasticci, leggi raffazzonate ed
emendamenti il cui senso è chiaro solo a chi li ha dettati
nottetempo. E se fare leggi buone richiede qualche giorno in
più, si lasci da parte anche l'urgenza, richiamata continuamente
dal premier. Far presto non è una giustificazione ammissibile a
far ignobili pasticci" chiude il leader dei chimici.
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