All'Ambasciata italiana di Tokyo va
in scena l'anteprima dedicata a 'Tuttofood' la rassegna per il
settore Food & Beverage che si terrà alla Fiera di Milano dal 5
all'8 maggio, già considerata un punto di riferimento per il
mondo enogastronomico.
L'obiettivo dell'iniziativa organizzata nella sede
diplomatica al centro della capitale in una settimana cruciale,
è quello di fornire un'anteprima della fiera meneghina, in primo
luogo agli operatori giapponesi, nell'ambito di una promozione
voluta dal Ministero degli Affari Esteri insieme ad ICE Agenzia
e all'Associazione esposizioni fiere italiane (Aefi).
"Non poteva esserci momento migliore per celebrare questa
iniziativa", ha detto all'ampia platea di ospiti l'Ambasciatore
a Tokyo Gianluigi Benedetti: "Siamo infatti nella settimana di
Foodex, la più importante vetrina per promuovere i prodotti
delle aziende italiane in Giappone e in Asia, e la presenza di
oltre 200 espositori italiani, un numero in constante crescita,
dimostra con quanta forza e con quanto entusiasmo le nostre
imprese vogliano essere presenti in questo Paese".
"'Tuttofood' è un evento immersivo e caratterizzante, un hub
di innovazione grazie a tecnologie interattive e format
esperienziali, a disposizione delle aziende di tutto il mondo",
ha detto Antonio Cellie, Amministratore delegato di Fiere di
Parma, dopo aver visitato la rassegna corrispondente che si è
conclusa oggi nella capitale nipponica. "Il Foodex è sempre
stato un indicatore anticipatore della tendenza dell'anno,
perché è la prima grande fiera globale che si tiene nel corso
dei 12 mesi. E anche quest'anno é stata una conferma di una
virata progressiva verso la qualità", spiega all'ANSA il manager
italiano. "È chiaro che la gente mangia sempre meno e sempre
meglio, e questo premia alcuni mercati e produttori selezionati:
il Giappone, che è un consumatore e produttore di qualità, e
l'Italia, che è un Paese di prodotti di qualità". Sul settore
Food & Beverage pesa, a livello globale, l'incognita dei dazi
sbandierata dall'amministrazione Trump, negli Stati Uniti, ma
che non sembra preoccupare Cellie. "Non è pensabile che sui
prodotti alimentari possano incidere dazi al di sopra del 10-15%
per il Made in Italy. La mia previsione è questa: chi compra il
Made in Italy ha un 'net worth' piuttosto elevato, per cui
l'aumento dei prezzi del 10% rispetto all'inflazione sui
prodotti domestici che avranno sarà quasi irrilevante.
Paradossalmente, coi dazi noi saremo ancora più competitivi
sulle tavole degli americani in termini relativi. Ovviamente
questo, però, comporterà che alcuni Paesi con cui abbiamo un
rapporto commerciale di Free Trade, come il Giappone o la Corea,
diventeranno sempre più fluidi, rendendo quei mercati più
permeabili, anche perché pronti ad accogliere i nostri prodotti.
Se noi perdiamo un miliardo di esportazioni sugli Stati Uniti -
e non credo che lo perderemo - sicuramente non faremo fatica a
recuperarlo in Paesi come il Giappone e in generale in Asia."
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