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Ecuador, militari confessano sevizie a adolescenti trovati morti

Ecuador, militari confessano sevizie a adolescenti trovati morti

Opinione pubblica scossa, critiche a stato di eccezione di Noboa

QUITO, 03 maggio 2025, 13:05

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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Quattro dei sedici soldati dell'esercito ecuadoriano processati per la sparizione e l'uccisione di un gruppo di adolescenti del quartiere Las Malvinas, nella città di Guayaquil, hanno ammesso di aver inferto botte, calci, torture e di aver simulato un'esecuzione, ma insistono di non aver commesso l'omicidio di Steven Medina, di 11 anni, Josué Arroyo, di14, e Saúl Arboleda e Ismael Arroyo, di 15. E' quanto emerso nell'ultima udienza del processo per il caso che scuote da mesi l'opinione pubblica ecuadoriana mettendo in forte discussione la politica di lotta alla criminalità organizzata avviata dal governo conservatore di Daniel Noboa, con lo stato di eccezione costituzionale decretato a gennaio del 2024 e prorogato ad aprile per la nona volta.
    Il bambino e i tre adolescenti, secondo quanto emerso da riprese di telecamere di vigilanza, vennero intercettati e prelevati da una pattuglia della Forza aerea ecuadoriana l'8 dicembre del 2024 a Guayaquil e i loro resti calcinati sono riapparsi solo dopo 16 giorni, alla vigilia di Natale, in uno scampato a chilometri di distanza.
    La confessione dei militari, che insistono di aver abbandonato i quattro ragazzi con vita, è avvenuta nell'ambito di un accordo di collaborazione che potrebbe ridurre la pena per il delitto di sequestro, ma gli avvocati delle famiglie delle vittime insistono che si tratta di un omicidio e che porteranno il caso anche al Comitato contro le sparizioni forzate delle Nazioni Unite.
   

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