Gli ultimi tragici fatti di
cronaca registrati nell'hinterland di Buenos Aires, l'ultimo dei
quali ha visto la morte di una bambina di 7 anni rimasta
coinvolta nel furto di un auto da parte di due minorenni, hanno
scosso l'opinione pubblica e riportato alla ribalta dell'agenda
politica in Argentina la questione della sicurezza.
Il rigurgito di violenza nel territorio amministrato dal suo
principale oppositore - il governatore peronista della provincia
di Buenos Aires, Axel Kicillov - è stato preso a pretesto dal
presidente Javier Milei che ha incalzato il suo avversario
accusandolo di essere responsabile di un "bagno di sangue" e
invitandolo quindi a dimettersi e a lasciare che il governo si
faccia carico della gestione della Sicurezza.
Milei ha respinto in questo modo la proposta di
collaborazione avanzata da Kicillov affermando che la sua
ideologia garantista non è compatibile con la "tolleranza zero"
propugnata dall'esecutivo. "Ci lasci governare la Provincia, in
un anno risolviamo il problema", ha quindi affermato Milei.
L'invito a dimettersi e la proposta di commissariare il
distretto più grande del Paese è stata letta dall'opposizione
come un "tentativo destituente" che si rifà all'epoca della
dittatura militare. Dal peronismo si replica che l'esecutivo ha
messo alle corde la Provincia dal punto di vista finanziario con
tagli alle partite di bilancio e che l'incremento della violenza
si deve all'impatto della sua politica economica.
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