Dal 2017 al 2024 il numero di
stranieri in Portogallo è quadruplicato: erano 400 mila allora,
sono diventati più di un milione e mezzo oggi, passando in sette
anni dal 4% al 15% della popolazione. Lo ha riferito il ministro
della Presidenza del Consiglio, António Leitão Amaro,
presentando il rapporto dell'Aima (Agenzia per l'integrazione,
migrazioni e asilo), che tuttavia non riporta i dati sulle
diverse nazionalità.
Il ministro ha poi rivolto pesanti accuse ai precedenti
governi di António Costa, che avrebbero permesso un'ondata
migratoria incontrollata. Il 2017 è infatti l'anno in cui il
governo Costa ha varato la norma che facilitava l'ingresso di
lavoratori stranieri con un normale visto turistico. "Senza
dubbio il più grande cambiamento demografico a cui abbiamo
assistito in democrazia", ha detto Leitão Amaro, che ha bollato
quella politica migratoria come un atto "irresponsabile", causa
di "disumanità" perché fatta senza preparare adeguatamente i
servizi di accoglienza. Ad aggravare i disagi c'è stata la
chiusura dello stesso servizio di controllo delle frontiere, il
Sef, per dare vita in seguito all'Aima. "Le cose sono ora
cambiate", ha aggiunto il ministro, "l'immigrazione è stata
regolamentata, questo governo ha adottato misure che hanno già
ridotto gli ingressi del 60%".
La norma del 2017 è stata modificata a giugno dell'anno
scorso dal governo conservatore di Luís Montenegro, ora
dimissionario. Già in vista delle elezioni del 18 maggio
prossimo, Leitão Amaro ha reso noto che la coalizione di
centrodestra, Alleanza democratica, insisterà su due misure che
in questa legislatura sono state respinte dalle sinistre e
dall'estrema destra: estendere il termine per la concessione
della cittadinanza e rendere più rigoroso il processo di
rilascio dei certificati di residenza, nel tentativo di
combattere le frodi e annullare il cosiddetto "fattore
richiamo".
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