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Il G7 alla prova dei dissensi Usa, si cerca l'unità

Il G7 alla prova dei dissensi Usa, si cerca l'unità

Media: 'Comunicato a rischio'. Ma per fonti italiane 'ci sarà'

LA MALBAIE (QUEBEC), 13 marzo 2025, 20:43

dell'inviato Stefano Intreccialagli

ANSACheck
La ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, con il segretario di Stato americano Marco Rubio © ANSA/EPA

La ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly, con il segretario di Stato americano Marco Rubio © ANSA/EPA

    Tra le sale del lussuoso hotel Fairmont Le Manoir Richelieu di Charlevoix, il G7 dei ministri degli Esteri del Canada è chiamato ad affrontare una prova di unità di fronte a una tempesta, quella della nuova amministrazione Usa targata Donald Trump, che porta scompiglio in Occidente tra dazi e un attivismo sulla guerra in Ucraina che nonostante i risultati portati dagli incontri di Gedda, giudicati positivamente dai partner, non fuga i dubbi sull'avvicinamento tra Washington e Mosca. E c'è chi paventa il rischio che un comunicato finale sul summit possa saltare per le obiezioni americane, scrive Bloomberg citando persone a conoscenza della questione, mentre fonti italiane assicurano che si sta ancora lavorando a un testo comune in fase di negoziazione, ritenendo che alla fine il comunicato "ci sarà".


In ogni caso, i Sette daranno "un messaggio forte di sostegno all'Ucraina" e "di apprezzamento per i lavori svolti in Arabia Saudita grazie anche alla mediazione americana", secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha ricordato come "adesso tocca alla Russia decidere cosa fare. Non può, e lo condanniamo in maniera molto chiara, continuare a bombardare i civili".
Aprendo i lavori della ministeriale in Quebec, la prima della presidenza di Ottawa, la ministra degli Esteri canadese Melanie Joly ha sottolineato la necessità di "lavorare insieme su sfide comuni", con "la pace e la stabilità in cima alla nostra agenda", discutendo "di come possiamo continuare a sostenere l'Ucraina di fronte all'aggressione illegale della Russia". Un linguaggio che in realtà tradisce già una differenza di toni rispetto agli Stati Uniti, con il segretario di Stato americano Marco Rubio che alla vigilia del summit si era detto pronto a opporsi a un linguaggio "antagonista" nei confronti dei Mosca.


Secondo l'ultima bozza di dichiarazione finale ferma a mercoledì sera e già "diluita", secondo Bloomberg, i riferimenti all'aggressione russa sono già scomparsi dal testo, ma i ministri stanno valutando di accogliere l'accordo Kiev-Usa invitando la Russia a ricambiare "incondizionatamente" la proposta di tregua, e di chiedere "misure di rafforzamento della fiducia", come il rilascio di prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini ucraini. Allo stesso modo, anche il passaggio sul Medio Oriente è stato ammorbidito chiedendo un "percorso che porterà a una soluzione a due Stati", un riferimento che tuttavia potrebbe non essere approvato dagli Stati Uniti. Nel frattempo, la formulazione intorno all'Indo-Pacifico è stata rafforzata, con i ministri che stanno valutando di invitare la Cina a "impegnarsi in modo sostanziale nel controllo delle armi nucleari" citando anche le tensioni nei mari della Cina orientale e meridionale. I Sette stanno anche considerando di fare riferimento alle violazioni dei diritti umani subite dagli uiguri in Cina.


Mentre si lavora al comunicato finale, alla sessione dedicata all'Ucraina Rubio ha intanto illustrato agli alleati i risultati dei colloqui di Gedda e ha prospettato il prosieguo dei negoziati, in quella che dai presenti è stata giudicata come un'atmosfera positiva e distesa. Questo nonostante lo scontro in corso su temi quali le mire espansionistiche di Trump sul Canada, derubricate da Tajani come "una battuta" che non vedrà seguito concreto, e soprattutto i dazi commerciali statunitensi ormai senza freni. In questo senso, al bilaterale con Rubio "dirò soltanto che una guerra commerciale non conviene a nessuno", ha detto Tajani che il 21 marzo presenterà il piano italiano anti-tariffe, puntando su nuovi mercati e opportunità dall'industria della difesa senza tuttavia abbandonare gli Usa.


Il peso dei dazi si è sentito solo "a margine" del summit di Charlevoix, dove il commercio estero non era in agenda, mentre i capi delle diplomazie sono stati chiamati ad affrontare in altre sessioni il rafforzamento del formato G7 per i suoi 50 anni, la crisi in Medio Oriente, la sicurezza marittima - sulla quale è previsto un comunicato separato - e anche le Americhe, compresa la situazione in Venezuela sulla quale il ministro Tajani ha portato all'attenzione del Gruppo il tema dei detenuti politici e il caso di Alberto Trentini, da mesi incarcerato nel Paese sudamericano. 

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