Il Veneto è una delle regioni
maggiormente penalizzate dalla stretta sul credito e dai
crescenti oneri finanziari, secondo i recenti dati forniti dalla
Banca d'Italia, elaborati dal Centro Studi di Confartigianato.
Lo rende noto oggi Confartigianato Imprese Veneto.
La contrazione complessiva nazionale è del -2,8%, e alle Pmi
del -6,8%. In Veneto il crollo è stato pari al -7,4%, e per le
piccole imprese ha toccato un -8,2%. Il Veneto è preceduto solo
da Marche (-9,3%), Friuli Venezia Giulia (-8,8%) e Valle d'Aosta
(-8,5%). Guardando ai prestiti all'artigianato la contrazione è
ancora più marcata, -12% in Veneto e -12,5% nazionale.
"Un dato alquanto preoccupante - afferma il presidente
Roberto Boschetto - in un momento in cui si chiede alle piccole
e medie imprese di investire in digitalizzazione e azioni per il
risparmio energetico, e al contempo di far fronte anche al caro
bollette. Per le piccole imprese venete, i costi di
finanziamento sono particolarmente gravosi, con un tasso medio
dell'8,93% rispetto al 6,09% delle medio-grandi. Questa dinamica
mette in luce un evidente squilibrio nell'accesso al credito,
penalizzando le realtà di minori dimensioni che perdono di
competitività".
A livello nazionale, la stretta monetaria ha generato
maggiori oneri finanziari per 44,3 miliardi di euro tra il 2022
e giugno 2024. Il Veneto si posiziona al secondo posto, con 4,7
miliardi, che grava nelle piccole imprese, già penalizzate
dall'accesso al credito.
Nonostante le difficoltà, l'occupazione ha mostrato un trend
positivo a novembre 2024, con un +1,4%. Tuttavia ristagnano le
entrate di lavoratori previste per il primo trimestre 2025
(-0,2%) per effetto del calo osservato per le imprese
medio-grandi; in aumento, invece, di +1,7% le entrate previste
nelle realtà con meno di 50 dipendenti.
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