"Complice un parere di maggioranza al
relativo decreto legislativo fiscale, il Governo è proiettato
verso alcune correzioni al concordato preventivo biennale
fiscale, quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della
(non) riforma tributaria del Governo Meloni. Nella realtà questo
concordato fiscale è semplicemente un obbrobrio economico, sotto
diversi punti di vista". Lo comunicano in una nota il senatore
Mario Turco, vicepresidente del M5S, e il deputato Emiliano
Fenu, capogruppo M5S in Commissione finanze della Camera.
"Per prima cosa - prosegue - siamo alla riedizione di uno
strumento già sperimentato 20 anni fa dall'allora ministro
Tremonti, che si rivelò un fallimento totale sia in termini di
gettito, sia in termini di adesioni all'istituto. Viene da
chiedersi come sia possibile che in un mondo cambiato alla
velocità della luce, soprattutto negli ultimi 20 anni, il
centrodestra non sappia fare altro che riproporre la solita
ferraglia arrugginita di soluzioni che comprendono flat tax per
tutti, aumento del tetto al contante, condoni vari e
riesumazione del concordato preventivo. In secondo luogo, a
maggior ragione dopo le correzioni proposte nel parere di
maggioranza, appare chiaro che il concordato o si rivelerà un
'condono preventivo' per chi è abituato a fare il furbo e avrà
tutta la convenienza ad aderire alla proposta dell'Agenzia delle
entrate, con la sicurezza di pagare molte meno tasse del dovuto;
oppure si rivelerà un incredibile forma di ricatto nei confronti
di quelle partite Iva che, valutando non conveniente l'adesione,
saranno costrette ad aderire lo stesso dietro la minaccia di
subire una valanga di controlli fiscali. Alla faccia del nuovo
rapporto paritario tra Fisco e contribuenti. In terzo luogo il
concordato tutto farà fuorché semplificare un calendario fiscale
che si è già attirato gli strali di tutte le principali
associazioni di categoria".
"La realtà è che questo concordato preventivo fiscale è
l'ennesima misura con cui l'Esecutivo Meloni dimostra di avere a
cuore solo selezionate corporazioni di riferimento elettorale,
fregandosene altamente dell'interesse collettivo", conclude.
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