Il faro della Procura, dunque, è
puntato sui casi di almeno 3 dipendenti in Cig per Visibilia
Editore, due dei quali "almeno" lavoravano in quel periodo, ma
anche sui casi di altri sei dipendenti per i quali non Visibilia
Editore ma Visibila Concessionaria ha ottenuto "l'ammortizzatore
sociale".
L'aggiunto Laura Pedio e il pm Maria Gravina segnalano che in
un'annotazione dell'8 settembre della Gdf di Milano gli
investigatori hanno indicato che "almeno" due dipendenti,
Federica Bottiglione (il suo caso era noto) e Francesco
Maggioni, hanno percepito la Cig Covid e nello stesso periodo
lavoravano "su incarico della società". Bottiglione, in
particolare, ha presentato anche un ricorso contro Visibilia al
Tribunale di Roma e davanti alla Consob ha riferito che "c'era
incertezza sui dipendenti coinvolti dalla misura e sulla
decorrenza del termine". L'azienda, ha spiegato la teste, "non
aveva comunicato nulla ai singoli dipendenti e io stessa ne ho
avuto contezza quando ho ricevuto le prime buste paga relative
al primo semestre 2020, il 31 luglio 2020, nonostante abbia
continuato a svolgere la normala attività lavorativa".
Bottiglione, spiegano i pm, ha allegato anche le trascrizioni
di "conversazioni" con Maggioni, Paolo Giuseppe Concordia,
responsabile tesoreria del gruppo Visibilia, e Dimitri Kunz
d'Asburgo, "dalle quali emerge" che anche Maggioni aveva
"percepito la Cassa integrazione a zero ore", malgrado
lavorasse. E sempre dai quei documenti, scrivono i pm, "traspare
la consapevolezza, da parte dei responsabili di Visibilia
Editore, delle irregolarità della condotta societaria".
Nel documento i pm indicano "gli accertamenti condotti
dall'Ufficio di Vigilanza Ispettiva dell'Inps" che hanno
confermato che tra Visibilia Editore e Concessionaria almeno 9
lavoratori erano in Cig. Il 6 settembre, poi, lo stesso ufficio
dell'Inps ha comunicato che allo stato "non risultano
regolarizzazioni" sulla Cig per quel periodo 2020-2022 da parte
delle due società. Per la Procura, quindi, "permane" la
"irregolarità".
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