Sono quasi 1,4 milioni le imprese
femminili in Italia, il 22,1% del totale. Di queste, i due
terzi (66,8%) operano nel terziario, un quarto sono società di
capitale e sono cresciute dell'1,6% negli ultimi 5 anni. Nel
2021 hanno subito un calo di iscrizioni del 12,1% rispetto al
2019, quindi al periodo pre-pandemia, a fronte del -21%
registrato nel 2020 rispetto all'anno precedente. Sono i dati
presentati al Forum Nazionale di Terziario Donna con le
imprenditrici di Confcommercio. "Le imprenditrici del terziario
intendono coinvolgere tutti", ha detto Anna Lapini, presidente
Terziario Donna Confcommercio, in un "patto fra generi e
generazioni per eliminare il gender gap di formazione, accesso
al credito, conciliazione tra lavoro e vita privata, e tanto
altro ancora che non consente alle donne di competere, sul
mercato e nella vita, ad armi pari".
Per 6 imprenditrici su 10 del terziario è fondamentale favorire
la conciliazione tra lavoro e vita privata, (tema per il quale è
peraltro massimo lo stacco con gli imprenditori uomini, ben 15
punti): lo indicano come priorità il 64% delle intervistate -
percentuale che sale al 70% fra le laureate. Nove imprese
femminili su dieci ritengono importante adottare misure green e
il 47% prevede di fare investimenti orientati a ridurre gli
impatti dell'ambiente per il triennio 2022-2024. Ma a "bloccare"
la transizione ecologica di un'impresa femminile su tre sono le
risorse finanziarie: il 39% delle imprese femminili dichiara di
avere problemi con l'accesso al credito contro il 35% di quelle
maschili. Le problematiche aumentano per le imprese femminili di
più recente formazione, il 44%, e per le imprese giovanili che
toccano quota 43%.
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