Sono le regioni del Centro e del
Nord Est le aree geografiche "mozzarella lover" in Italia. Dal
Lazio fino al Friuli, passando per l'Emilia Romagna, ecco i
territori che hanno trainato i consumi di mozzarella di bufala
campana Dop nel 2024. L'anno appena trascorso ha infatti visto
un aumento dei consumi interni e una leggera flessione
dell'export di Bufala Campana. È quanto emerge dal report sulla
filiera elaborato dal Consorzio di Tutela e presentato
nell'ambito della giornata di studio "Mozzarella di Bufala
Campana Dop: direzione Futuro", svoltosi alla Camera di
Commercio di Caserta. "Abbiamo vissuto un anno in chiaroscuro -
commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico
Raimondo - ma di fronte alle difficoltà, dettate dal contesto
internazionale e dalla crisi dei consumi, la filiera è riuscita
a reggere, con risultati sostanzialmente in linea con il 2023.
Questo deve spingerci a programmare bene il futuro, a delineare
strategie efficaci per affrontare i rapidi cambiamenti in atto.
Tutti gli attori della filiera devono impegnarsi a guardare
nella stessa direzione di sviluppo, lavorando insieme". A
elencare le priorità d'azione è il direttore del Consorzio, Pier
Maria Saccani, secondo cui "occorre risolvere alcuni nodi
fondamentali, in particolare il ripristino di un equilibrio
perduto in merito alla destagionalizzazione della produzione di
latte. I dati ci dicono che si continua a produrre più latte nei
mesi invernali, quando la domanda cala, e meno latte in
primavera-estate, quando invece aumenta la richiesta di
mozzarella Dop. Questo squilibrio ha portato ad avere un
eccessivo quantitativo di latte congelato, che non può essere
utilizzato per la Dop, e dunque va frenato anche con meccanismi
premiali nei confronti degli allevatori virtuosi. Un contratto
tipo è la via per uniformare e regolamentare l'intera filiera,
ma non nei prezzi, che vengono decisi dal mercato e da nessun
altro. Inoltre, dobbiamo sfruttare al meglio le moderne
tecnologie per rafforzare il nostro sistema di tracciabilità.
Infine, dobbiamo puntare sempre più sulla qualità del nostro
prodotto, comunicando al consumatore cosa rappresenta e le
caratteristiche che lo legano al territorio di origine". E
proprio sul fronte della tracciabilità, Michele Blasi del
Dipartimento Qualità Agroalimentare (Dqa, l'ente terzo
incaricato dal 2013 di svolgere i controlli e la certificazione
della filiera della mozzarella di bufala campana Dop) fotografa
i primi 10 anni di attività di una piattaforma che non esiste in
nessun altro comparto agroalimentare: "Oltre 1 milione di dati
controllati - spiega - circa 10mila visite ispettive che in un
decennio hanno contribuito a garantire trasparenza e
tracciabilità di uno dei prodotti simbolo del made in Italy
agroalimentare, la mozzarella di bufala campana Dop. Il Dqa -
aggiunge Blasi - trasmette alla piattaforma tracciabilità della
filiera bufalina i dati dei caseifici e dei raccoglitori del
latte iscritti al piano dei controlli della mozzarella di bufala
campana Dop. I dati vengono inviati alla piattaforma
implementata dal Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) e
dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del mezzogiorno". Il
futuro della tracciabilità è indicato da Antonio Limone,
direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale
del Mezzogiorno (Izsm), secondo cui "l'applicazione
dell'innovazione tecnologica al sistema di tracciabilità è
l'elemento fondamentale per garantire trasparenza e integrità
all'intera filiera bufalina. Stiamo lavorando all'impiego dei
migliori strumenti informatici, quelli più innovativi ed
efficienti per dare a questo comparto sempre maggior risalto.
Non sfuggirà ai consumatori che la trasparenza e l'immediata
ricezione dei dati, nelle sedi istituzionali, può garantire
sempre di più i produttori e gli allevatori, nell'interesse
della tutela delle produzioni".
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