La Banca Popolare di Milano volta pagina sul 2013 col ritorno all'utile (29,6 milioni) ma senza dividendo. E vara l'atteso piano industriale che passa per la riforma della governance e per l'aumento di capitale da 500 milioni di euro. Giuseppe Castagna apre ufficialmente la sua era alla guida della banca di Piazza Meda e si pone come obiettivo quello di raggiungere nel 2016 un risultato netto di 295 milioni di euro, che salirà di poco sopra quota 400 milioni nel 2018.
Ma prima di tutto questo, l'obiettivo è modificare la governance in occasione della prossima assemblea degli azionisti convocata in anticipo per il 12 aprile. Una riforma che per la banca è mirata alla ''preservazione della rappresentatività del modello cooperativistico'' e al tempo stesso a creare un ''maggiore incentivo per gli investitori istituzionali a una partecipazione attiva al capitale della banca''. L'obiettivo è ''rafforzare la stabilità, la trasparenza e l'efficacia nel governo della Banca e di garantire, unitamente al programmato aumento di capitale, il definitivo rilancio del gruppo come gruppo forte, stabile e indipendente''.
Sono previste, quindi, la diminuzione del numero dei componenti del consiglio di sorveglianza da 17 a massimo 13 (15 con i rappresentanti dei partner ovvero della Fondazione Cari Alessandria e del Credit Mutuel); l'innalzamento del numero dei componenti del consiglio di gestione da 5 a 7; e l'incremento della componente indipendente in entrambi i consigli. Inoltre, per gli investitori istituzionali è prevista una più ampia rappresentanza nel consiglio di sorveglianza, che aumenta da 2 (su 17) a 4 (su 13). Gli investitori istituzionali avranno inoltre maggior rilievo nel meccanismo di nomina del Cdg: almeno due consiglieri di sorveglianza tratti da liste presentate da investitori istituzionali dovranno esprimere voto favorevole per la nomina del consiglio di gestione.
Al di là della governance, il piano industriale punta al raggiungimento di un obiettivo sui ricavi, rispettivamente, di 1,8 miliardi nel 2016 e di 1,98 miliardi nel 2018, mentre nell'arco di piano è prevista una riduzione della rete di 50 filiali. Dal punto di vista della solidità patrimoniale il Common equity tier 1 è atteso in rafforzamento al 12% dall'attuale 7%.
Quanto ai conti di bilancio, la Bpm nell'esercizio 2013 targato Andrea Bonomi e Piero Montani ha riportato un utile netto normalizzato di 78 milioni di euro (contro il rosso di 62 milioni del 2012) e un risultato della gestione di 696 milioni di euro (+89,8%) grazie alla dinamica positiva dei ricavi, cresciuti dell'8,6% a 1,68 miliardi. La raccolta complessiva è risultata stabile a 52 miliardi. Sempre sotto l'aspetto della solidità patrimoniale il Core Tier 1 si è attestato al 7,21% che salirà al 10,35% con l'aumento di capitale da 500 milioni e l'eventuale rimozione degli add-on.
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