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Mediobanca da regista a preda, Mps cambia il salotto

Mediobanca da regista a preda, Mps cambia il salotto

In disparte negli ultimi risiko Siena punta il cuore del sistema

24 gennaio 2025, 18:15

Massimo Ricci

ANSACheck
La filiale della Banca Monte dei Paschi di Siena in piazza Cordusio a Milano - RIPRODUZIONE RISERVATA

La filiale della Banca Monte dei Paschi di Siena in piazza Cordusio a Milano - RIPRODUZIONE RISERVATA

E a dare scacco alla fine fu il pedone. Mps, la banca uscita sconfitta dalle prime grandi tornate di risiko bancario italiano, quella che si diceva troppo legata alla politica (prima rossa, poi via via di altri colori) o al territorio, ora si propone grande protagonista del nuovo round.

Se in passato perde le mille occasioni di aggregazione per poi acquistare a peso d'oro e con operazioni rischiose Antonveneta che ne metterà a dura prova la stessa sopravvivenza, la Rocca senese alla fine tenta il colpo grosso e attacca direttamente la ex galassia del Nord puntando su Mediobanca.

E' il salotto buono della finanza, quello dove sedevano i Pirelli, gli Agnelli i Falck, che insieme con Enrico Cuccia decidevano di fatto ed indirizzavano per implicito e reciproco consenso il capitalismo italiano. Il posto, insomma, dove le azioni si pesavano e non si contavano solamente, da dove si gettava il tappo di champagne per far capire che la più grande Opa del secolo scorso, quella di Olivetti contro Telecom era andata a buon fine con la consulenza proprio di Piazzetta Cuccia, allora semplicemente Via Filodrammatici. La stessa che ha curato le grandi privatizzazioni per conto dello stato, a partire da Enel e che negli anni Novanta ha disegnato il salvataggio del gruppo Ferruzzi. Ora che le maschere sono state definitivamente tolte e le armi puntate la caccia al Leone (quello che domina Trieste) è ufficialmente aperta e il Trono di Spade dove si sono seduti Cuccia e Maranghi e la cloche del comando a lungo detenuta negli ultimi anni da Alberto Nagel potrebbe cambiare la guida e soprattutto la direzione di marcia. Il lungo assedio al fortino milanese in verità è iniziato da molto tempo, pezzo dopo pezzo. Contemporaneamente a quello mosso sul gruppo triestino a geometrie variabili e con protagonisti via via succedutesi nel tentativo di sbarrare, in questa partita a scacchi, la strada al Re.

E solo recentemente una forte spallata è stata tentata dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio e dal gruppo Caltagirone per il rinnovo della governance della compagnia assicuratrice, fondata alla fine del 1831, prima ancora che Francesco Giuseppe diventasse imperatore d'Austria e prima dell'unità d'Italia con tante filiali in tutta Europa, compresa quella di Praga dove ha lavorato Franz Kafka. Più recente la storia di Mediobanca. Fondata nel 1946 su iniziativa di Raffaele Mattioli subito dopo l'ecatombe della guerra mondiale ad essa viene affidato da subito il ruolo di regista della ricostruzione finanziaria e industriale del Paese. E per questo in più occasioni è stata oggetto del desiderio di diversi contendenti e fortezza inespugnabile per chi subiva una sorta di ostracismo all'ingresso. Una banca d'affari distinta dalle banche commerciali vere e proprie per evitare i crac del 1929 la cui memoria ancora terrorizza.

A controllare quello che per molti anni sarebbe diventato il tempio della finanza laica sono le tre bin (banche di interesse nazionale) Comit, Credit e Banco di Roma fino a quando si decide di privatizzare l'istituto affiancando a queste i soci privati in una lista distinta di azionisti legati tra loro da un patto di sindacato solidissimo per molti anni. Dopo le dismissioni pubbliche e le fusioni tra i gruppi bancari le tre banche usciranno via via di scena così come i protagonisti industriali del primo dopoguerra e del boom economico. Al management del Palazzo seicentesco alle spalle del Teatro alla Scala, nel cuore di Milano sarà riconosciuto un ruolo via via crescente, per taluni eccessivo ma finora risultato vincente. Ma stavolta a spalleggiare l'alleanza di questi nuovi protagonisti del capitalismo italiano, assenti all'ultima assemblea di Mediobanca dando un primo forte segnale al nuovo patto dell'istituto che ha in mano però della metà delle quote in mano a Delfin e Caltagirone, c'è il Tesoro. Il Mef che negli ultimi anni ha preso dalla ceneri Rocca Salimbeni, la banca più antica del mondo, e l'ha riportata a nuotare in mare aperto è stato sorpreso dal blitz di Unicredit su Bpm, operazione appena iniziata e già infuocata ed ora sorprende a sua volta ritrovandosi di fatto tra gli azionisti della banca offerente nel tentativo, questo sì apertamente auspicato in più occasioni, di creare il terzo polo bancario italiano da affiancare a Intesa e Unicredit. Nonostante le difficoltà degli ultimi anni il risparmio italiano resta elevato e fa gola a molti. Lo dimostrano i mal di pancia seguiti alla possibile aggregazione nel risparmio gestito tra Generali e la francese Natixis. Di fatto dopo la cura delle ferite inflitte dalle crisi economiche gli istituti di credito hanno ritrovato slancio e soprattutto tanti soldi nei caveau. Denari portati anche dalla politica monetaria restrittiva dell'ultimo periodo. Tutti elementi favorevoli ad un nuovo round del risiko. Se non ora quando?

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