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Mps, da banca fallita a cacciatrice. Ecco le torte azionarie

Mps, da banca fallita a cacciatrice. Ecco le torte azionarie

Siena ora risanata grazie a manager e tassi Bce

ROMA, 24 gennaio 2025, 18:44

Redazione ANSA

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Il quartier generale del Monte dei Paschi di Siena. Immagine d 'archivio © ANSA/EPA

Il quartier generale del Monte dei Paschi di Siena. Immagine d 'archivio © ANSA/EPA

Fallita, salvata dallo Stato e poi risanata grazie anche al provvidenziale aumento dei tassi di interesse della Bce, Mps si considera la banca "più antica del mondo ancora in attività" con la sua nascita fissata al 1472. Secoli di storia che hanno visto un'accelerazione negli anni 2000 quando la banca, ancora nelle mani pubbliche della Fondazione diretta da Comune e Provincia di Siena, decise di compiere il gran salto nel 2008 con l'acquisizione di Banca Antonveneta e divenire un grande attore nazionale. Un'operazione che sbilanciò il gruppo nel momento di arrivo della la crisi finanziaria mondiale e dei debiti sovrani e che fece perdere alla Fondazione il suo controllo.

La banca quindi dovette essere salvata dallo Stato con una nazionalizzazione che costò secondo alcuni calcoli, 30 miliardi di euro fra risorse pubbliche e private. Nel 2017 il Tesoro divenne così primo azionista avviando al contempo una nuova azione di risanamento sotto la stretta sorveglianza della Bce.Falliti i tentativi di fonderla con Unicredit, il Tesoro ha così deciso di concerto con la Ue la cessione della quota. A novembre il terzo collocamento del 15% fa scendere la quota statale all'11,2% a beneficio di Banco Bpm e Anima che si assicurano un ruolo di primo piano nell'azionariato di Siena, con una quota aggregata pari al 9% del capitale. Entrano anche Delfin (Del Vecchio) che ha ora aumentato la sua quota al 9,78% e con circa il 5% il gruppo Caltagirone, azionista sia della banca che dell'asset manager.

Un cambio notevole anche perché, dopo la parentesi Covid nel 2023, il bilancio di Mps ha avuto una svolta grazie anche all'aumento dei tassi della Bce che ha spinto il margine di interesse, motore del bilancio di una banca retail come il Monte e che ha fatto tornare il dividendo dopo 13 anni di 'secca'. Gli ultimi dati il gruppo senese che ha chiuso i primi nove mesi dell'anno con un utile di 1,57 miliardi di euro, in crescita del 68,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, a cui il terzo trimestre ha contribuito con 407 milioni di euro. 

La torta azionaria di Mps

Il primo azionista di Monte dei Paschi risulta ancora il Ministero dell'economia che ha una quota dell'11,7%. L'ultima cessione di quote ha portato all'interno della compagine azionaria Delfin, che poi è salito ancora ed ora ha il 9,78%, e le società del gruppo Caltagirone con il 5,03%. Un altro 5,03% è detenuto da Banco Bpm che ha lanciato un'Opa sul quarto azionista, Anima, che sfiora il 4%. Quando l'operazione sarà conclusa avrà attorno al 9% di Mps.

Gli azionisti, sottolinea la nota diffusa oggi sull'operazione da Monte, non agiscono di concerto. Dall'acquisizione delle quote della banca senese il risiko bancario è comunque diventato ancora più complesso con l'Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. Anche in Mediobanca sono presenti Il gruppo Del Vecchio (Delfin), primo azionista con il 19,81, e Caltagirone, dato ora al 5,5% dal comunicato dell'operazione di oggi e che nel passato era arrivato anche a sfiorare il 10%. Si tratta di quote di investimento indipendenti e autonome.

Come ha messo in risalto recentemente Bloomberg i due gruppi hanno visione simile anche se il decision making e gli investimenti sono separati ed indipendenti. Terzo azionista è Blackrock con il 4,23%. Mediobanca è però guidata da un gruppo di società legate da un accordo di consultazione che vale l'11,4% dell'azionariato. Nell'accordo ci sono: il gruppo Mediolanum (3,49%), la Fin.Priv (che ha al suo interno Generali, Italmobiliare, Pirelli, Stellantis, Telecom e Unipol), Monge, il Gruppo Gavio, La Finpog Italia (gruppo Doris), il gruppo Ferrero, il Gruppo Luchini, il gruppo Pecci, e con quote minori ancora Tosco-Fin, Smil, Plt Holding (famiglia Tortora), Fin.Fer (Gruppo Pittini) , Vittoria Assicurazioni, Mais, Valsabbia Investimenti, Romano Minozzi. Mediobanca è poi l'azionista più importante di Generali, con il 13,10% del capitale. Seguono il Gruppo del Vecchio/Delfin con il 9,93, il Gruppo Caltagirone 6,92% e il Gruppo Benetton 4,80%

La torta azionaria di Mediobanca

Anche in Mediobanca sono presenti il gruppo Del Vecchio (Delfin), primo azionista con il 19,81, e Caltagirone, dato ora al 5,5% dal comunicato dell'operazione di oggi e che nel passato era arrivato anche a sfiorare il 10%. Si tratta di quote di investimento indipendenti e autonome. Come ha messo in risalto recentemente Bloomberg i due gruppi hanno visione simile anche se il decision making e gli investimenti sono separati ed indipendenti. Terzo azionista è Blackrock con il 4,23%. Mediobanca è però guidata da un gruppo di società legate da un accordo di consultazione che vale l'11,4% dell'azionariato. Nell'accordi ci sono: il gruppo Mediolanum (3,49%), la Fin.Priv (che ha al suo interno Generali, Italmobiliare, Pirelli, Stellantis, Telecom e Unipol), Monge, il Gruppo Gavio, La Finpog Italia (gruppo Doris), il gruppo Ferrero, il Gruppo Luchini, il gruppo Pecci, e con quote minori ancora Tosco-Fin, Smil, Plt Holding (famiglia Tortora), Fin.Fer (Gruppo Pittini) , Vittoria Assicurazioni, Mais, Valsabbia Investimenti, Romano Minozzi. Mediobanca è poi l'azionista più importante di Generali, con il 13,10% del capitale. Seguono il Gruppo del Vecchio/Delfin con il 9,93, il Gruppo Caltagirone 6,92% e il Gruppo Benetton 4,80%

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