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Stop su anticipo Tfs, parere negativo della Ragioneria

Stop su anticipo Tfs, parere negativo della Ragioneria

Rizzetto, 'Cercheremo alternativa, che impatti meno su flussi'

ROMA, 21 marzo 2024, 12:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Stop alle proposte di legge bipartisan per anticipare il trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici. Sul provvedimento la Ragioneria generale dello Stato ha dato "parare contrario" all'ulteriore corso del provvedimento. La decisione, anticipata dal Messaggero, è stata resa nota ieri durante la seduta della commissione Lavoro della Camera.

La relazione tecnica predisposta dall'Inps "è stata negativamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato", ha spiegato il presidente della commissione Walter Rizzetto, secondo quanto riporta il resoconto della seduta. "La disposizione, attraverso la riduzione dei termini per il pagamento del Tfs/Tfr da 12 a 3 mesi" e "la rivalutazione dei limiti di importo per l'erogazione rateale del medesimo trattamento" - si legge nella nota della Ragioneria - determina "effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica, in particolar modo in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, privi di copertura". Questi oneri, che nel testo "non sono indicati" - rileva la Ragioneria -, nella relazione tecnica dell'Inps sono quantificati in 3,8 miliardi per quest'anno. La Ragioneria rileva anche che "la decorrenza retroattiva" "potrebbe alimentare contenziosi e comportare, pertanto, ulteriori oneri".

"Ora proveremo a lavorare ad una proposta alternativa, che non impatti in maniera importante sui flussi di cassa", spiega Rizzetto interpellato sulla questione. Nel corso della seduta di ieri, secondo quanto riporta il resoconto, Alfonso Colucci, deputato M5s e firmatario di una delle due proposte di legge (l'altra è firmata da Roberto Bagnasco, di Fi) , ha indicato la necessità che tutti i gruppi si confrontino al fine di giungere a "soluzioni efficaci a tutela dei lavoratori coinvolti", evidenziando come "il problema esista e coinvolga il riconoscimento di un diritto sancito dalla stessa Corte costituzionale". 
   

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