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MOKHTAR AMOUDI, LE CONDIZIONI IDEALI (GRAMMA FELTRINELLI, PP 272, EURO 18.00)
Le madri affidatarie che chiama zie, la madre vera che ogni tanto compare e dice di amarlo più di ogni altra cosa, ma gli restituisce solo le situazioni più disagiate. La vita nelle banlieue, la violenza. Skander, ragazzino di origine algerina che vive nella periferia di Parigi è sempre stato bravo a scuola, è curioso, vuole imparare, legge il dizionario Larousse dove ci trovi "spiegato il mondo intero", ma quando adolescente finisce nella banlieue di Courseine, il Grand Quartier, a casa di madame Khadija, tra quei palazzi tutti uguali fiorisce inevitabilmente la vita di strada tra risse, spaccio e furti. Una vita in bilico che Mokhtar Amoudi, nato nel 1988 nella banlieue del Seine-Saint-Denise di Parigi, racconta nel suo romanzo d'esordio 'Le condizioni ideali'. Pubblicato da Gramma Feltrinelli nella traduzione di Elena Cappellini, il libro ripercorre in realtà la storia di Amoudi che fa tanto pensare al capolavoro di Roman Gary ( Émile Ajar), 'La vita davanti a sé' con Momo, ragazzino arabo nella periferia di Belleville. "Momo si avvicina a questa storia. Ho letto La vita davanti a sé da giovane, mentre scrivevo questo romanzo non ci pensavo tanto, ma sono esperienze che ho vissuto. Quello con Roman Gary è un paragone troppo alto, è un mostro sacro" dice all'ANSA Amoudi, nel suo primo viaggio a Roma
"Quando ho iniziato a scrivere avevo ben chiaro che volevo raccontare la mia vita in forma di romanzo, non volevo però fare un'autobiografia. Ho creato Skander e gli ho dato la mia vita, l'infanzia difficile, l'affido, la mamma che c'è e non c'è. Una parabola che comincia con un bambino bravo a scuola che si fa coinvolgere dalla vita delle banlieue. Un mondo di ultraviolenza" sottolinea Amoudi. 36 anni, laureato in legge. C'è una doppia faccia delle periferie: "una che dice che è tutto bellissimo perché c'è interconnessione e solidarietà e poi la faccia che volevo far emergere io, dove c'è la delinquenza". Le condizioni ideali, dice l'autore, "è un romanzo, nella vita reale è ben peggio. L'ultraviolenza esiste, ti rende più duro e in fondo ha una funzione: non puoi passare troppo tempo a immaginare e pensare che nessuno ti vuole bene, che tua mamma ti ha abbandonato. Oggi è diverso da quello che ho vissuto io. Ci si prendeva a botte, uno contro l'altro, adesso ci si accoltella e ci sono diciottenni che per 5 mila euro fanno fuori qualcuno con il kalashnikov" racconta Amoudi che ha una grazia nei modi come quella della sua scrittura. Tornare indietro con la mente, a quegli anni, "mi ha portato - dice - anche un po' di nostalgia per quei giorni dell'adolescenza in cui c'era tanta violenza, ma anche un contesto in cui si sono creati forti legami d'amicizia.
"Non ho mai pensato che non ce l'avrei fatta, ma uscire da quella situazione non è stato facile. Quando mi sento scoraggiato sento la musica rap dell'adolescenza, faccio le flessioni come fanno in carcere, anche se non ci sono mai finito. A volte mi chiedo se tornerei a quei giorni e la risposta è 'sì'. Io ho fatto l'università, studiato giurisprudenza. Il sistema assistenziale francese ti accompagna fino a 21 anni. Il brutto è quando finisce e ti trovi solo, ma io sono ambizioso, volevo fare lo scrittore, mi piace leggere. Mi sono imbattuto in una serie di libri che mi hanno fatto conoscere momenti e personaggi con una vita simile alla mia" spiega Amoudi che per metà settimana lavora in uno studio legale (ma non faccio l'avvocato penale, mi occupo di aziende) e per l'altra metà scrive. "Tanti ragazzi e ragazze che ho incontrato non sono riusciti però a superare il trauma. Il 30% delle persone che vivono per strada sono passate attraverso il sistema assistenziale francese per l'infanzia". Ma qual è la differenza più grande tra Amoudi e Skander? "Sono meno naif, meno ingenuo".
Pubblicato in Francia da Gallimard, Le condizioni ideali è stato selezionato per il Premio Goncourt 2023 e il Premio Renaudot 2023 e ha vinto il Premio Méditerranée opera prima 2023. Amoudi ci ha lavorato per quasi dieci anni, cercava un editore quando in un caffè parigino stava raccontando la storia ad un suo amico e una signora vicino a loro ha sentito cosa stava dicendo. "Era la numero due di Gallimard. Mi ha dato il suo biglietto da visita e mi ha invitato a spedire il manoscritto. Una cosa magica" ricorda lo scrittore che ora sta lavorando a un nuovo romanzo. "Sarà sempre sulla falsariga della mia vita. Questa volta c'è la borghesia e un altro tipo di violenza" dice Amoudi che nel suo tour italiano il 3 marzo sarà a Milano per presentare il libro alla Rassegna del Gruppo Feltrinelli - Leggere insegna a leggere - in dialogo con Jonathan Bazzi e Carolina Pacchi.
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