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In evidenza
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(di Elisabetta Stefanelli)
ROBERTO COTRONEO, 'LA CERIMONIA
DELL'ADDIO' (Mondadori, pag. 166, Euro 18,00).
'La cerimonia dell'addio' è senza dubbio il libro più intimo,
più poetico, più doloroso di Roberto Cotroneo che qui affronta
il lutto in tutte le sue forme. Il lutto cambia profondamente
chi rimane, a volte ne segna l'esistenza in modo definitivo come
accade alla protagonista, Anna. Amos, la sua metà, dopo un
piccolo episodio di amnesia nella piccola e anonima città di
provincia dove vivono, un giorno esce da solo mentre erano a
Roma per una visita specialistica e non tornerà mai più,
scompare letteralmente nel nulla. È una delle forme dell'assenza
improvvisa, del distacco definitivo, catalogate in questo libro
così intenso, che può essere anche un semplice abbandono, una
separazione, un divorzio o comunque qualsiasi volto prenda la
fine. Il distacco può essere anche il silenzio, quando segna una
distanza che impedisce di capire e magari nasconde segreti che
cambiano il senso delle cose visibili. ''Mi ripeto ogni giorno,
con la disperazione di chi ha perso un anello in fondo al mare:
devo cercarlo, ovunque mi arrivi un segno. Ma resterò in questo
terrore segreto, tra due inaccessibili dolori. Nulla si avvicina
davvero e nulla se ne va per sempre''.
Del libro di cui riecheggia il titolo La cerimonia degli adii
in cui Simone de Beauvoir racconta l'ultimo decennio di vita di
Jean-Paul Sartre, Cotroneo forse prende l'idea del racconto
narrativo che si fa metafora della condizione personale, ma
inserisce la riflessione in prima persona che ha il fascino di
far comprendere più a fondo il senso di un passaggio traumatico,
quello della morte di Federica, a lungo compagna di vita e madre
dei suoi figli, scomparsa a Otranto in un sempre troppo vicino
14 agosto tanto da non poter mai leggere questo libro la cui
scrittura è durata anni. I libri del resto sono centrali nella
storia, perchè Amos e Ada hanno una libreria - poi ereditata
dalla figlia - proprio sulla base di questo amore che li lega
alle parole e ai loro autori. Hanno appunto due figlie, Emma e
Cecilia, tanti amici.
''Amos amava la poesia. Per lui le parole generavano il mondo.
''Sai cosa diceva Borges? Tutte le cose del mondo conducono ad
una citazione o ad un libro''. Le parole infatti sono tra le
poche cose che rimangono in questo libro pieno di citazioni dove
non ci si interroga su cosa ci sia dopo ma su cosa rimane qui,
sulle macerie emotive che ci rendono tutti incompiuti.
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