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Everett, nel blu segreto di una vita

Everett, nel blu segreto di una vita

Romanzo sull'arte di avventure e amore di un pittore

ROMA, 16 aprile 2020, 09:26

di Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PERCIVAL EVERETT, ''QUANTO BLU'' (LA NAVE DI TESEO, pp.

316 - 20,00 euro - Traduzione di Massimo Bocchiola).


    ''Più di ogni altra cosa, nella cultura anglosassone, il blu è triste, disperato, depresso e malinconico'', scrive David Scott Kastan nel suo ''Sul colore'' (Einaudi ed), citando le ''lacrime blu'' di dolore degli amanti di Chaucer per arrivare ai Blues, passando dal blu quale ''colore della vita interiore'' secondo William Gass, anche in relazione all'obbligo di non lavorare e pensare all'anima e alla religione in certi giorni secondo alcune cosiddette ''leggi blu'' nell'America del XVIII secolo.
    A questo punto, leggendo questo romanzo di Everett, ci si chiede cosa nasconda in quel colore il protagonista, Kevin, un pittore per il quale ''tutti i colori hanno un senso'', il quale, chiuso nel suo studio dove non fa entrare nessuno, nemmeno la moglie Linda e i figli e il miglior amico Richard, sta lavorando in solitudine a una grande tela segreta di tre metri e mezzo per sei e quarantasette centimetri tutta coperta di strati di diverse sfumature di blu: ''Ho usato molto blu ftalo, cioè Prussia misto a indaco. Nell'angolo a destra c'è del ceruleo che si scioglie nel cobalto, forse cola nel cobalto''.
    La risposta è che sotto, dentro quegli strati c'è appunto la sua ''vita interiore'', un sofferto segreto della sua esistenza che lui stesso non ha chiaro ma traduce in quel dipinto tanto intimo che vuole, nel caso lui muoia, vada immediatamente distrutto così che nessuno lo veda. Ma come si dice lo stesso Kevin pensando a ciò che nasconde il suo dipinto, ''un segreto può esistere solo se è possibile che sia svelato, scoperto, perfino tradito''. Per arrivare allora a far chiarezza in se stesso e naturalmente anche al lettore, il romanzo, dopo questo inizio, procede su tre piani. - ''Casa'', il presente del quadro ''della sua vita'' e dei rapporti famigliari resi difficili dal voler far capire i sacrifici che costa il suo lavoro e da una giovanissima figlia incita che vuole abortire senza dir nulla alla mamma. - ''Parigi'', un viaggio dieci anni prima in cui ebbe una intensa storia con Victoire, una giovane acquarellista che gli è rimasta più che nel cuore in testa: ''Avevo voglia di tornare .... ero innamorato di lei come non ero mai stato innamorato di Linda, ma questo non c'entrava col fatto di essere insieme a lei. Forse avevo bisogno che fosse soltanto un'idea''.
    - ''1979'', un viaggio in un Salvador trascinato da Richard che vuole trovare e recuperare il fratello Tad, che non dà più notizie da quel paese stravolto da un'atroce guerra civile e dal traffico della droga, un viaggio dai terribili imprevisti e con un misterioso e ambiguo Bum-bum a far loro da guida.
    Un gioco di intrecci, ognuno col proprio segreto, che Everett costruisce con grande maestria e questa vicenda che ha per tema l'arte, come strumento doloroso di conoscenza e di pacificazione, di esplorazione del sé, in realtà ci coinvolge genialmente come romanzo d'avventure e d'amore, di sentimenti che vanno dalla paura all'amicizia alla passione, raccontato in prima persona, come un viaggio nella memoria, ma senza nostalgie e sentimentalismi, alla ricerca di ''quel pezzo di me stesso perduto'' in ognuna delle tre vicende. Così ''il quadro che era la mia vita era statico, in movimento ma senza parti mobili, in mutamento ma senza alterazioni''. E il colore come punto di riferimento, dal ''filamento arancione di uno zafferano appena diluito'' con cui identifica il suo amore clandestino per Victoire, con la quale gira per gallerie e musei, ai vari blu le cui diverse intensità corrispondono ai diversi gradi di dolore.
    ''A volte ho odiato il blu. Non sopportavo il blu di Prussia di Hokusai. Per quel motivo, per la mia avversione al colore, sapevo che era importante, che l'ostilità era una funzione della paura e che la paura, come tutte le paure, era una funzione dell'incomprensione''. Ed è in questo senso che si capisce il finale pacificatorio, fronteggiati i duri fantasmi del passato, scoperto il mistero del blu. 
   

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