GUIDO CONTI, 'IMPARARE A SCRIVERE CON I GRANDI' (BUR, 560 pp., 15 euro) Se i musicisti si vantano di aver preso lezioni dai grandi maestri, perché gli scrittori non possono fare altrettanto, almeno virtualmente? Se lo chiede Guido Conti, romanziere, giornalista critico e docente di scrittura creativa, in Imparare a scrivere con i grandi (Bur), un'antologia che è anche un insolito manuale per studenti, insegnanti e aspiranti autori.
L'idea, in fondo, è semplice: nessuno può insegnare a scrivere meglio dei "big" della letteratura. A patto, naturalmente, che li si sappia leggere, cioè che si sappia che cosa e come cercare. La scrittura diventa insomma una forma di osservazione e in quest'osservazione Conti guida il suo pubblico con grande umiltà, lasciando il più possibile la parola ai maestri (l'aveva già fatto con La scuola del racconto, la collana da lui curata e uscita in edicola un paio d'anni fa). Così Anton Čhecov insegna ad esempio a scrivere un'apertura ad effetto, Jack London a gestire il ritmo della narrazione, Mark Twain ci svela i segreti della parodia, Victor Hugo quelli del reportage.
Conti attinge da una vastissima cultura letteraria per costruire una selezione per forza di cosa personalissima e parziale, che comprende autori di epoche e Paesi diversi (nessun italiano, però, per evitare che la questione della lingua metta in ombra quella sulle forme e i generi della narrativa). Di tutti, però, vengono scelti esclusivamente racconti, ossia unità perfettamente chiuse in sé stesse: "I racconti - si legge nell'introduzione - sono il vero ring sul quale gli scrittori si allenano e si fanno i muscoli. Nei pezzi brevi, come nella poesia, non si può bluffare: gli autori esibiscono in modo così evidente la propria arte che bastano due o tre pagine per portarsi a casa una lezione importante".
Soltanto racconti, dunque. Niente lacerti di testi più ampi di cui il lettore sa poco o nulla, come accade in genere nelle comuni antologie, né pagine e pagine di note, considerazioni critiche e domande a cui rispondere capaci di smorzare l'entusiasmo anche dello studente più volenteroso. Alle voci dei "suoi" autori, Conti aggiunge poche, essenziali note introduttive e una breve analisi finale, in cui attira l'attenzione del lettore sugli insegnamenti più importanti che ci vengono da ciascuno. Il libro è godibile anche per chi non ha velleità di scrittore, per chi già conosce gli autori citati e vuole rileggerli con maggiore consapevolezza, così come per chi li incontra per la prima volta (e magari avrà poi voglia di approfondirne lo studio).
Chiude ogni capitolo un esercizio, o piuttosto un invito alla scrittura, per mettere subito a frutto quello che si è imparato, come comporre un racconto con un solo periodo ispirandosi a Dürrenmatt o costruire un racconto giallo facendo tesoro delle dritte di Chesterton. E se al termine non si avrà alcuna garanzia di diventare novellieri di successo, si potrà almeno dire di aver imparato a leggere con occhi un po' più attenti e ad ammirare ancora di più l'arte e la tecnica che ci fanno amare certe pagine di letteratura.
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