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Piccola Patria, quel Veneto separatista e xenofobo

Piccola Patria, quel Veneto separatista e xenofobo

Regista, popolo colpito nell'etica del lavoro

ROMA, 04 aprile 2014, 13:12

Francesco Gallo

ANSACheck

Piccola patria - RIPRODUZIONE RISERVATA

Piccola patria - RIPRODUZIONE RISERVATA
Piccola patria - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Quanto è grigio il nord est raccontato da 'Piccola patria' di Alessandro Rossetto in sala dal 10 aprile con l'Istituto Luce. E quanto è attuale oggi questo film con innesti di documentario (tra cui un comizio di Giancarlo Busato dell'estate 2012) il giorno dopo gli arresti di 24 secessionisti veneti. Uno spaccato, che potrebbe suscitare polemiche, di una provincia, xenofoba, in cui si ha voglia soprattutto di fuggire, oppressa dalle tasse, dai ricatti e dove la famiglia-azienda è morsa dalla crisi. Presentato in Orizzonti al Festival di Venezia, il film della durata di quasi due ore racconta soprattutto la voglia di scappare di due ragazze unite da una morbosa amicizia: Luisa (Maria Roveran) e Renata (Roberta Da Soller). Insieme mettono su un tragico gioco per vendicarsi di Rino (Diego Ribon). E per fare questo utilizzano l'albanese Bilal (Vladimir Doda). Quando Luisa inizia a legarsi affettivamente all'albanese, interviene tragicamente suo padre (Mirko Artuso), xenofobo e in crisi lavorativa. Nel cast, fra gli altri, Lucia Mascino e Nicoletta Maragno.
    ''La storia del film e' stata concepita come una tragedia classica, con una forte stilizzazione dei personaggi e delle vicende. Un racconto dove l'amore anche se non vince cerca di vincere - spiega il cineasta -. Non volevo emettere giudizi. Nel mio film non c'e' nessun afflato sociologico, e' una storia di finzione''.
    Rossetto, padovano, ha voluto girare nel nord est ''perché sono cinematograficamente attratto da zone liminari, e il triveneto ha un numero maggiore di situazioni come questa. E' un luogo dove la cultura del lavoro industriale si e' sviluppata velocemente ed ha avuto origine da quella cultura contadina a lungo permanente. I cambiamenti sono stati rapidissimi e indubbiamente in questa accelerazione c'e' stata una lacerazione''. Quella a cui fa riferimento nel titolo ''e' la piccola patria dell'anima. Il territorio che raccoglie il dramma del film''.
    ''Difficile capire esattamente cosa sta accadendo in quei luoghi - ha spiegato oggi il regista a Roma facendo riferimento agli arresti di ieri dei Serenissimi -. C'è un ritorno delle pulsione dinamiche della cultura leghistoide. Dall'altra parte è anche difficilmente valutabile l'azione dura dei giudici. Di fatto quella veneta è una comunità che ha una dedizione leggendaria verso il lavoro tanto che la crisi economica ha morso la soggettività di questa gente come in nessun altro posto d'Italia''.
    E ancora Rossetto, documentarista al suo esordio alla regia: ''va considerato che il Veneto è stato oggetto di una grande emigrazione in uscita e in entrata. E' un posto dove vivono nove milioni di persone e dove è forte l'etica del lavoro. Un'etica che è andata a colpire le piccole aziende che sono in genere basate sulla famiglia. Così - conclude - sono proprio i nuclei familiari ad essere colpiti direttamente sul territorio e non solo economicamente''.
   

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