Si dice che le commedie si moltiplichino nei tempi di crisi, perché sono il miglior genere di conforto per chi li vive.
Vero o no, a scorrere i cartelloni della prossima stagione teatrale colpisce quanti registi e attori "impegnati" abbiamo scelto di riprendere in mano testi, più o meno frequentati, del grande teatro della commedia, veri e propri meccanismi a orologeria della risata.
E spesso del pensiero critico. Si va da una firma internazionale come Carmelo Rifici, che sceglie il vaudeville e un'esilarante macchina degli equivoci con La pulce nell'orecchio di Georges Feydeau (al Piccolo di Milano a novembre) a David Livermore, che riprende la critica sociale di Paolo Villaggio con il Fantozzi affidato a Gianni Fantoni (debutto a gennaio all'Ivo Chiesa di Genova). Anche Fausto Russo Alesi tra tutti i testi di Eduardo De Filippo, di cui è assiduo frequentatore, quest'anno presenta L'arte della commedia (al Piccolo a ottobre), che nel 1964 affrontava il rapporto tra lo Stato e il Teatro. La superstar di stagione è però Carlo Goldoni, il grande innovatore del teatro e padre della commedia moderna, di cui quest'ano ricorrono i 230 anni dalla morte (Venezia 1707 - Parigi, 1793) Gabriele Lavia, che spesso racconta come siano i testi a "cercarlo" dalla sua immensa libreria, riscopre ad esempio Un curioso accidente, una delle sue commedie più tradotte e rappresentate all'estero (a ottobre all'Argentina di Roma e poi in tournée). Tratta da "un fatto vero, verissimo, accaduto in Olanda", come scrive l'autore, e "raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di S. Marco", la pièce gioca su un equivoco creato da una fanciulla di buona famiglia che per allontanare da se' il sospetto di un amore con uno squattrinato ufficiale non gradito al padre, farà credere che costui sia innamorato di un'altra. Antonio Latella sceglie invece La locandiera (a ottobre al Duse di Bologna e poi in tournée), affidando il ruolo di Mirandolina a Sonia Bergamasco, nel testo che definisce "una grande operazione civile e culturale" e "un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo". "Siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna - spiega - Ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l'universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l'aristocrazia". Scegliendo il suo servitore come marito, "Mirandolina compie una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita commercianti e artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro Paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti". Trovano poi ben due messe in scena Gl'innamorati: una per la regia di Andrea Chiodi (gennaio al Del Monaco di Treviso) e l'altra diretta da Luca Cicolella (gennaio alla Sala Mercato di Genova). Protagonisti, due ragazzi molto più vicini al nostro tempo di quel che pensiamo, che pur appartenendo al ceto medio non possono ancora ambire all'indipendenza economica e quindi decidere autonomamente di formare una famiglia. E poi Paolo Valerio dirige Il giuocatore, una delle "sedici commedie nuove" che Goldoni si era impegnato a scrivere in un solo anno, sul finire del carnevale del 1750, per sfida con il pubblico veneziano (in tournée da marzo). Fino all'Arlecchino con cui Marco Baliani riscrive e dirige per Andrea Pennacchi la più celebre ed eterna maschera della Commedia dell'arte. Quel Servitor dei due padroni con cui Goldoni ancora oggi attraversa il mondo (in tournée da febbraio).
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