ROMA - Ci sono storie, nella vita di chi scrive oltre che di chi legge, che arrivano, crescono, tornano nel tempo. Proprio come "Dulan, la sposa". Melania Mazzucco, l'autrice Premio Strega nel 2003 per "Vita" (Einaudi), ma anche di "Un giorno perfetto" (Rizzoli) e "L'architettrice" (Einaudi), l'aveva scritta nel 1993 come racconto per Nuovi Argomenti. Nel 2001 è diventato un radiodramma prodotto da Radio 3, con la regia di Wilma Labate, premiato al 53/o Prix Italia e trasmesso dalla Germania all'Irlanda. A più riprese si era pensato anche di farne un film. Oggi è diventato una pièce dalle forti tinte noir, diretta e interpretata da Valerio Binasco (che ne era protagonista già alla radio), insieme a Mariangela Granelli e Cristina Parku. Nuova produzione del Teatro Stabile di Torino, lo spettacolo vi debutta in prima assoluta al Gobetti dall'11 al 30 ottobre, per poi partire in tournée fino a metà dicembre (tra le tappe, Perugia, Genova, Brescia, Bolzano, Pistoia).
Al centro, la storia di una coppia sposata, tormentata dal fantasma di una ragazza annegata nella piscina del condominio. "Tutto nasce dall'incontro fortuito con due ragazze straniere - racconta la Mazzucco all'ANSA - La prima durante un viaggio in Asia centrale, la seconda in Italia. La loro determinazione, disperata e invincibile, a rivendicare per sé un'altra vita e a mettere noi di fronte alle nostre scelte e ai nostri comportamenti, ha segretamente lavorato nei miei pensieri. Da allora, la storia della 'straniera' non ha mai smesso di risuonare in me e stimolare riscritture". Quasi in un kammerspiel claustrofobico ambientato in una casa, dialogo dopo dialogo, in scena crescono terribili sospetti: qual è la vera indole dell'uomo? (che nella storia non ha mai un nome). E chi era quella ragazza, tradita dai propri sogni e piena di disincanti? "Sono passati trent'anni - riflette la scrittrice che a novembre sarà di nuovo in libreria con la raccolta di racconti 'Self portrait - Il museo del mondo delle donne' per Einaudi - Al tempo, il tema della convivenza con l'altro sembrava ancora astratto. Oggi è cruciale. La parte più bruciante di questa storia è che c'è una ragazza senza nome, senza casa né diritti e quindi senza anima, si dice. Dall'altra parte, invece, una persona che sembra avere tutto. Uno squilibrio di potere evidentissimo, ma allo stesso tempo la persona che non ha nulla ha un corpo e cosa se ne fa? Ecco - sottolinea - il tema del corpo delle donne è sotto gli occhi di tutti in questi ultimi 30 anni. Così come il rapporto uomo-donna, la sopraffazione: cosa siamo disposti a perdere e fin dove ci si può spingere nel dominio? Il racconto gioca sulla paura di perdere tutto". Ma l'Italia com'è cambiata in questi anni? "Abbastanza male - risponde Mazzucco - Abbiamo accolto moltissimi rifugiati, ai quali però non abbiamo saputo garantire diritti né una vita. Siamo diventati una società mista, ma senza stare insieme davvero. Né abbiamo dato ai ragazzi che sono nati qui un senso di appartenenza. E' una grande occasione perduta, almeno per ora".
Il futuro? "L'incontro con l'altro nelle scuole avviene abbastanza presto e felicemente. È da adulti che diventa difficile - risponde - Dovremmo provare ad abbassare lo sguardo ad altezza ragazzo. Penso alle frontiere, che per loro non esistono più. Credo sia il nostro destino, oltre che il nostro passato, e anche la nostra ricchezza. Invece lo abbiamo spesso dimenticato e questo ci ha reso più provinciali, poveri e soli. E la paura ci ha paralizzato. Invece dobbiamo ritrovare un'idea di Paese. Non ci sono soluzioni facili o buoniste - conclude - ma le chiusure non sono mai servite. I muri sono fatti per essere scavalcati come i mari per essere attraversati".
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