"Per fare un disco bisogna avere
qualcosa da dire": ne sono convinti i Delta V, che torneranno
con un nuovo album solo dopo l'estate, ma intanto per i loro
primi 30 anni di carriera sono usciti con un singolo 'Nazisti
dell'Illinois', che dà il nome anche al tour che fa tappa il 15
maggio all'Arci Bellezza di Milano dopo le prime due date a
Genova e Bergamo.
"Siamo molto contenti di essere tornati a suonare e siamo
felici di non aver aspettato l'album per il tour, perché con
l'ultimo disco, 'Heimat', avevamo fatto solo 5 o 6 date e poi ci
eravamo dovuti fermare per il Covid" raccontano la cantante
Marti e Carlo Bertotti, fondatore del gruppo insieme a Flavio
Ferri.
Dopo anni di silenzio, il gruppo diventato celebre con hit
come 'Se telefonando' o 'Un'estate fa', è tornato con un singolo
il cui testo "è un vademecum per l'album: rappresenta - spiegano
i Delta V - il nostro modo di vedere ciò che ci circonda con una
visione disincantata di un mondo che ci sta sfuggendo di mano.
Ieri i nazisti dell'Illinois, quelli del film di John Landis,
erano un gruppetto sparuto, oggi sono tutti i negazionisti, i
cospirazionisti, gli haters della rete, tutta gente che vive una
realtà parallela e che usa poco il buon senso. E il problema è
che la deriva autoritaria li rende molto più numerosi di quanto
vorremmo".
E la musica può far poco per cambiare le cose: "Per la mia
generazione faceva tantissimo - dice Bertotti - ma oggi il pop
si è livellato verso il basso con una proposta uniforme dove
tutto si assomiglia e non si riconosco più vere identità. C'è
un'offerta sterminata e non siamo più capaci di trovare ciò che
ci interessa, se leggiamo una classifica di 30 anni fa e una di
oggi il paragone è imbarazzante".
Proprio 30 anni fa i Delta V iniziavano la loro carriera:
"l'unico rimpianto - rivelano - è legato al nostro terzo album,
Monaco 74. Avevamo una cantante americana, Gi Kalweit, e avevamo
pronta una versione in inglese del disco, ma poi la cosa è
naufragata e questo ci ha segnato, ma - concludono - siamo
ancora qui". E sempre convinti che la musica abbia "un ruolo
politico e sociale fondamentale nella vita di tutti noi.
Permette di affrontare il quotidiano in maniera consapevole con
slanci di passione e determinazione, così come purtroppo
all'opposto lo può rendere sbiadito, privo di bellezza o, peggio
ancora, un modello di apparenza, abbagliante nelle forme, ma
drammaticamente privo di contenuti".
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