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Jovanotti, come dice Gianna Nannini sul palco si guarisce

Jovanotti, come dice Gianna Nannini sul palco si guarisce

"Concept di questo live era stato pensato prima dell'incidente"

ROMA, 11 marzo 2025, 19:51

(di Claudia Fascia)

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 Dopo il debutto e le quattro serate a Pesaro, Jovanotti sbarca con il suo PalaJova a Milano per le prime sei date all'Unipol Forum, alle quali si aggiungeranno i nuovi appuntamenti di maggio. "Alla prima ero emozionato, con la voce un po' bloccata - racconta Lorenzo nei camerini, poco prima di salire sul palco di Assago -. Ero anche un po' impaurito, perché alle prove avevo avuto buone sensazioni, ma cosa sarebbe successo davanti a 10mila persone? Gianna Nannini mi ha scritto un messaggio: 'È sul palco che devi stare, è lì che si guarisce'. E ho sentito che sul palco ci stavo proprio bene. Sto riacquisendo la memoria motoria del gesto artistico, delle mie corse, dei miei salti, e ogni giorno va sempre meglio".
L'incidente, spiega, non ha cambiato il format di un live colorato, vivace, allegro e dove i fiori la fanno da padroni.
"Un live per tempi difficili, di crisi permanente. Abbiamo bisogno di essere forti e vitali per affrontare questi momenti, di nutrirci di cose belle. Questo era lo show che avevamo cominciato a immaginare per la scorsa primavera, quando poi abbiamo dovuto annullare tutto - spiega Jova -. L'impianto scenico era questo, anche l'idea dei fiori, che oggi sembra legata alla mia rinascita, c'era già".
C'era, perché ci doveva essere, perché "è il concerto di oggi, quello che mi rappresenta. Anche se è anomalo rispetto a me e a quello che ho fatto finora. È stata fatta una scelta di rigore, con un palco dalla forma tradizionale. Sapevo che questa novità mi avrebbe aiutato a divertirmi molto". L'idea della rinascita vissuta in qualche modo anche come premonizione. "A volte pensi una cosa e si realizza. A me con le canzoni è successo spesso. E forse l'incidente che ho avuto è capitato in una fase della vita in cui mi sono messo in pericolo. È un modo per dare un senso alle cose, come dice Vasco, anche se un senso non ce l'ha".
Rivendica la scelta di una band che suona dall'inizio alla fine, lasciandosi ispirare dalla E-Street Band di Bruce Springsteen o da quella di Prince di fine anni Ottanta, primi Novanta. "Non ci sono sequenze. E anche tutta l'elettrica è suonata. Ma non ne faccio un vanto: semplicemente suonare tutto, fa funzionare gli arrangiamenti in maniera organica". Niente contro la tecnologia, e tantomeno contro l'autotune. "È uno strumento favoloso, l'invenzione del secolo. Come tutte le cose, se usato bene, in maniera creativa, è sorprendente, se usato male ottieni il risultato contrario. Ma funziona come tutti gli effetti, come una chitarra distorta, come il riverbero. Del resto la musica è fatta da sempre di innovazione".
Di innovazione e buone idee, come quella di cantare con Topo Gigio, che dopo l'esperienza con Lucio Corsi, ha espresso per voce di Alessandro Valli, anima del roditore, il desiderio di duettare con Jovanotti. "Be', nulla osta. In realtà, avevo già contattato la signora Perego, ideatrice di Topo Gigio, quando ho fatto A te. Mi sarebbe piaciuto fare un video con lui. Ma mi rispose che la canzone era un po' troppo intima per Topo Gigio, che non ha una sessualità, un'intimità. Quando ho visto il duetto a Sanremo, ho chiamato Lucio Corsi e gli ho detto che era stata una grande idea".
Per lui che è stato un bambino cresciuto all'ombra del Vaticano, anche una domanda sul Papa: "Seguiamo tutti con apprensione l'evolversi della sua situazione. È una delle poche voci che si alza contro la follia generale. Come puoi non voler bene a papa Francesco? Non posso che augurargli di tener botta, di mantenersi tra di noi il più a lungo possibile" 

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