Presuntuosa. Così si definisce Veronica Simeoni, mezzosoprano, ricordando il momento preciso in cui, ascoltando anni fa la voce della ''divina'' Callas decise che avrebbe fatto la cantante. ''Ho iniziato questo mestiere perché l'ho sentita cantare una volta e sono stata tanto presuntuosa da dire che anche io avrei potuto fare questa cosa meravigliosa: cantare l'opera!'', rivela in un'intervista all'ANSA.
Ebbene, dopo tanti successi e tanti applausi nei più grandi teatri d'Europa, oggi può dire con certezza che quella scintilla non era certo presunzione ma intuizione e talento. Nonostante abbia una solida carriera alle spalle e sia ritenuta una delle migliori cantanti liriche nel panorama internazionale, l'emozione è ancora dietro l'angolo. Soprattutto a pochissime ore dal debutto di domani sera al Teatro dell'Opera di Roma, che la vedrà interpretare Charlotte nel Werther di Jules Massenet, per la regia di Willy Decker.
Non importa infatti in quanti teatri si è andati in scena, magari anche in capo al mondo: in fondo per ogni artista esibirsi nella propria città è sempre un'emozione particolare, diversa, intima. Questo è vero anche per lei, romana di nascita: ''È la prima volta che canto al Costanzi, e arrivare nella mia città con l'opera che amo così tanto è un sogno che si realizza'', dichiara. Adrenalina a parte, l'artista è pronta a calarsi nel personaggio di Charlotte, la donna destinata a condividere con Werther il peso straziante di un amore infelice: ''È un ruolo che amo molto - afferma - l'ho già affrontato e ogni volta scopro delle cose nuove, è l'incarnazione di ogni donna''.
Se il pubblico sarà in cerca di forti emozioni, nel Werther (in replica fino al 29 gennaio e diretto dal Maestro Jesus Lopez-Cobos) le troverà anche grazie alla ''sua'' Charlotte: ''lei è una donna sensibile e severa al tempo stesso, capace di prendersi le proprie responsabilità fino in fondo. Una donna vittima e al tempo stesso artefice del proprio destino'', spiega ancora, ''nella musica è un personaggio pieno di sfumature e sottigliezze, capace di tutta la gamma di sentimenti''. Ma come ci si prepara a un personaggio così impegnativo? ''Quando studio un ruolo analizzo scrupolosamente libretto e spartito, le fonti letterarie da cui è tratto, guardo e ascolto spesso tante edizioni e mi costruisco la mia idea dei sentimenti e degli accenti musicali del personaggio'', racconta, ''mi piace confrontarmi con regie non tradizionali o banali, e lavorare con registi e direttori che sviscerano tutti i lati del mio personaggio in relazione agli altri''.
Per una cantante come lei abituata a lavorare con musicisti stranieri, resta una particolare soddisfazione poter lavorare in Italia, anche se ammette che servirebbe un pizzico di fiducia in più da parte del mondo della musica classica nel nostro Paese: ''Le orchestre italiane e i teatri italiani sono potenzialmente eccezionali ma è come se a volte non ci credessero abbastanza nemmeno loro'', dichiara con un po' di amarezza. E aggiunge risoluta: ''La nostra qualità musicale è indiscussa e indiscutibile ovunque''.
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