(di Elisabetta Stefanelli)
Il 30 ottobre compie cento anni
Sergio D'Angelo, l'uomo che ha fatto conoscere al mondo il
capolavoro di Boris Pasternak, Il dottor Zivago, a dispetto del
suo stesso autore che fortemente pressato dal regime sovietico
provò a fare un passo indietro con Feltrinelli che ignorò i suoi
ripensamenti. Il resto è la storia di un romanzo che fu
pubblicato nella traduzione italiana nel 1957, ma era nel
novembre dell'anno prima che proprio D'Angelo lo aveva portato
di nascosto fuori dall'Unione sovietica, di nascosto per
permettere allo scrittore di superare la censura che gli aveva
visto rifiutare il libro che non nascondeva le critiche verso il
comunismo. Giangiacomo Feltrinelli per questo fu radiato dal
Pci, Pasternak fu espulso dall'unione degli scrittori ma il
libro iniziò la strada di un successo straordinario consacrato
poi anche dai cinque oscar vinti dal film che ne fu tratto nel
1965.
Ma tutto partì dalla vicenda umana, oltreché intellettuale di
Sergio D'Angelo, romano oggi centenario che negli anni Cinquanta
andò a lavorare come giornalista a Radio Mosca e lì portò tutta
la sua famiglia, la moglie Giulietta e i due figli. A pochi
giorni dal compleanno, lo racconta all'ANSA la figlia Francesca,
che allora aveva appena quattro anni e di quei momenti entrati
nella storia ha il suo ricordo privatissimo che però rimanda uno
spaccato di grande intensità. "Ai tempi della permanenza dei
miei genitori a Mosca c'ero anche io - racconta - avevo 4 anni e
con mio fratello, avevamo una tata russa. Io parlavo anche il
russo, ma poi l'ho dimenticato. Mio padre lavorava a Radio Mosca
e con mia madre amavano le avventure, tanto che per esempio
girarono tutti i paesi arabi in lambretta. Mia madre non c'è
più, è morta molto giovane, a 52 anni, ma lei lo ha seguito
ovunque. Ma dopo quello che è accaduto era complicato tenere i
bambini in Unione Sovietica e allora ci hanno riportato in
Italia e siamo stati con i nonni".
Uomo molto brillante, spiritoso, Sergio D'Angelo, "considera
questa avventura di Pasternak e Feltrinelli l'avventura della
sua vita e ne ha sempre parlato tutta la vita, anche ora che
ricorda di più i fatti lontani che le cose di tutti i giorni. Ne
ha sempre parlato in modo positivo, anche se dopo i fatti
d'Ungheria si è allontanato dal partito. Deluso si è spostato
verso il centro", spiega ancora Francesca. Con Pasternak
D'Angelo si vedeva spesso, era nato un vero rapporto d'amicizia,
"nella casa in campagna andavamo spesso tutti quanti". Fu sulla
base di quel rapporto di fiducia e di stima che lo scrittore
decise di affidargli il manoscritto raccomandandogli di farlo
conoscere al mondo. "Questo è il Dottor Živago", disse Pasternak
a Sergio d'Angelo, "che faccia il giro del mondo". Per poi
aggiungere, dopo avergli consegnato il dattiloscritto: "Fin
d'ora, siete tutti invitati alla mia fucilazione". Era il 20
maggio 1956: quel pomeriggio fu accesa la scintilla che divampò
in un caso letterario internazionale, destinato a coinvolgere il
Pcus e i partiti comunisti di mezza Europa.
Censurato in Unione Sovietica perché contrario ai diktat del
regime, il libro uscì per Feltrinelli nel 1957. Vicenda che
D'Angelo ha poi raccontato anche in più di un libro
considerandola la grande avventura della sua vita nonostante
lui, romano, abbia avuto altre esperienze intense. Passò tre
anni sotto le armi (anche unendosi volontario al Corpo Italiano
di Liberazione), poi come dirigente editoriale e giornalista
girò avventurosamente buona parte del mondo, fermandosi circa
due anni in Unione Sovietica, dove è cominciata la storia
raccontata nel libro Pubblicate Zivago!. Molto più a lungo ha
soggiornato negli Stati Uniti. Traduttore dell'Autobiografia di
Boris Pasternak (Feltrinelli), tra i suoi libri ricordiamo Il
caso Pasternak, Dicembre 1943, si comincia da Monte Lungo. 68°
reggimento Corpo di Liberazione Italiano (Ciolfi, 2015) e,
scritto con Leo Paladini, La sfida di Krusciov: problemi
economici e politici dell'Urss dopo Stalin (Feltrinelli, 1960).
Testimonianza di questo suo ''lungo viaggio'' è Pubblicate
Živago!.
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