(di Marzia Apice) GAD LERNER - LAURA GNOCCHI (a cura di), NOI RAGAZZI DELLA LIBERTÀ.
I PARTIGIANI RACCONTANO (Feltrinelli, pp.160, 13 euro.
Illustrazioni a colori di Piero
Macola). "Partigiano è il contrario di neutrale, è chi sceglie
di stare da una parte, di non essere indifferente. Si inizia da
qui per spiegare ai più giovani chi sono questi bellissimi
vecchi che raccontano le loro scelte di gioventù": non senza
emozione Gad Lerner parla di "Noi ragazzi della libertà", il
libro edito da Feltrinelli che ha curato insieme a Laura
Gnocchi, nel quale alcuni partigiani ripercorrono le loro gesta
eroiche compiute quando erano poco più che ragazzini negli anni
della Resistenza. Queste testimonianze sono tratte dagli oltre
500 contributi filmati che Lerner e Gnocchi, in collaborazione
con l'Anpi e grazie a molti volontari, hanno raccolto negli
ultimi anni: 50 di queste storie sono già confluite nel
precedente "Noi, partigiani. Memoriale della Resistenza
italiana" (edito da Feltrinelli) e ora 18 compongono questo
libro, riadattate per i lettori dai 12 anni in su. Tutte le 500
testimonianze, dal 19 aprile, a pochi giorni dalla Festa della
Liberazione, approdano online sul sito noipartigiani.it, a
costituire un vibrante monumento alla memoria di chi ha fatto la
Resistenza: un'iniziativa meritoria, che il ministro
Franceschini ha definito "straordinaria". "Sono giornate
emozionanti, frutto di un lavoro molto lungo: finalmente i volti
e le voci di questi partigiani potranno essere messi a
disposizione soprattutto per le giovani generazioni, perché
questi sopravvissuti non ce la fanno più ad andare nelle scuole,
i meno vecchi hanno 90 anni e c'è il rischio che con la loro
morte si perda la catena di trasmissione della memoria", spiega
Lerner intervistato dall'ANSA, "questo libro nasce proprio dalla
straordinaria esperienza vissuta con i partigiani: è l'unica
soluzione possibile per non perdere la ragione per cui il 25
aprile è festa nazionale". Nel libro, arricchito con le
illustrazioni a colori di Piero Macola, i "ragazzi" di oltre 70
anni fa si raccontano in prima persona: erano tutti giovanissimi
quando decisero di ribellarsi ai fascisti e combattere anche a
costo della vita, ragazzini le cui "vicende furono di una
precocità che oggi ci sembra impressionante: all'epoca capitava
di lasciare presto la scuola, soprattutto nelle campagne, c'era
tanta povertà e la vita era talmente dura che costringeva
bambini e adolescenti a scelte inconcepibili. Poteva accadere
che fossero i genitori a mettere le armi nelle loro cartelle,
nella speranza che nessuno avrebbe controllato ragazzi così
giovani", spiega il giornalista. Come si racconta la Resistenza
ai ragazzi di oggi? "Con semplicità, provando a farli mettere
nei panni dei partigiani che quando scelsero di combattere
avevano la loro età", prosegue, "è importante che questa storia
si sappia, per scongiurare in futuro il pericolo di perdere la
libertà. La festa del 25 aprile fu stabilita già nel '46 prima
che l'Italia diventasse una Repubblica e venne istituita
affinché fosse una festa di liberazione per tutti. Il rischio di
perdere questa sensazione significa non capire che anche la
Costituzione è frutto di questo". Il libro fa leva sulla
disubbidienza: "sì, perché in queste storie c'è l'ingenuità e il
candore di bambini che si sono ribellati a un'ingiustizia e non
l'hanno accettata", dice. I nostri diritti possono ancora essere
in pericolo? "Lo vediamo in Turchia, che era un Paese
democratico, o in Bielorussa, Ungheria, Polonia. Non è scontato
che le nostre libertà siano garantite in eterno, soprattutto se
torna il mito dell'uomo forte, se si usa un linguaggio
aggressivo, se ci sono razzismo e misoginia. Quando abbiamo
raccolto il loro racconto, i partigiani, consci di essere
prossimi ad andarsene, ci hanno lanciato continui avvertimenti,
dicevano che sentivano nell'aria un brutto clima", spiega il
giornalista. Quali testimonianze tra quelle presenti nel libro
sono state per lei più toccanti? "Mi sono emozionato
nell'apprendere il segno lasciato dalle leggi razziali nella
loro coscienza di bambini", afferma, "Gastone Malaguti, per
esempio, che in seconda media quando gli dissero che il suo
compagno David in quanto ebreo non poteva frequentare la scuola
si ribellò a un gerarca e si mise a urlare. E 5 anni dopo fece
il partigiano a Bologna. Oppure Luciana Romoli, che quando la
maestra umiliò una compagna di classe ebrea organizzò una
rivolta con le altre bambine. Lei divenne poi staffetta
partigiana".
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