Il pensiero, e la sua elaborazione,
entrano in contatto e si confrontano con la modernità:
l'inquinamento, l'esaurimento delle materie prime,
l'eco-sostenibilità. Un ragionamento 'alto', il cui retroterra è
la cultura in senso ampio, condotto da Massimo Donà, ordinario
di Filosofia teoretica all'Università San Raffaele di Milano,
nel libro 'Filosofia della carta' sottotitolo 'Natura,
metamorfosi e ibridazioni' con prefazione del gastronomo e
sociologo Carlo Petrini, fondatore dell'associazione Slow Food.
Il volume, edito da Baldini+Castoldi (232 pp, 18 euro) con la
collaborazione di Comieco, affronta da un versante inedito e
originale un tema complesso per le sue implicazioni concrete
anche su un piano storico e metafisico e in un certo senso
spirituale dando, o meglio riconoscendo, alla carta il ruolo che
merita nella storia dell'umanità. Un rapporto anche fisico -
nonostante informatizzazione e digitalizzazione imperanti - che
perdura a tutt'oggi fra le persone e la materia tattile dei veri
e propri fogli siano di un quaderno, siano sia di un libro a
partire da quello proposto che, coerentemente, è stato
pubblicato con carta riciclata.
I pensieri di Aristotele, Hegel, Deleuze, Heidegger,
Nietzsche e Derrida - per citarne solo alcuni - si confrontano
in un rigoroso excursus storico-filosofico che come un fiume
porta ad affrontare la libertà della carta bianca su cui cui si
sono versate tonnellate di inchiostro per raccontare il mondo a
360 gradi e la necessità di preservare la carta con il riciclo
alla ricerca del "fondamento - come sosteneva Hegel - da cui
tutto è cominciato".
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