"Che la storia dell'arte sia piena di figure femminili non è una novità. C'è però il vizio, pessimo, di tendere a indicarle come fonte dell'ispirazione artistica. La fonte di ispirazione per chi? Eh, già, noi le muse e 'loro' i creatori". E' così che Serena Dandini inizia ogni puntata di "Paladine". Dove, invece, si racconta un'altra storia, fatta di "conquiste professionali, coraggio, passione e tenacia". "Dopo Il catalogo delle donne valorose (ed. Mondadori, ndr) ormai ho una sorta di imprimatur su certi temi - sorride - Il catalogo ho dovuto interromperlo o diventava una Bibbia, però si è accesa una luce su tante donne che hanno fatto la Storia in campi diversi, rimanendo invisibili. È bello che anche altre autrici proseguano il percorso". La sua nuova avventura si intitola appunto "Paladine" ed è una serie di otto podcast - realizzata da Chora Media per la direzione Musei del ministero della Cultura - su altrettante donne che hanno vissuto, e lottato, per l'arte e la cultura. "Storie di donne che quasi nessuno conosce - prosegue la conduttrice - e che in un mondo spesso segnato da maschilismo e patriarcato, magari nell'ombra, con le unghie e con i denti, hanno difeso i beni culturali in Italia. Storie incredibili di quando le donne non potevano studiare, figuriamoci ricoprire alcuni ruoli".
Scritta da Michela Guberti e Francesca Borghetti e con la voce della Dandini, la galleria di ritratti si apre con Noemi Gabrielli, storica dell'arte, museologa e soprintendente, che "inventò" la nuova Galleria Sabauda, e prosegue con Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca di Brera, senza la quale, probabilmente, oggi non potremmo più ammirare il Cenacolo di Leonardo da Vinci. E poi Caterina Marcenaro, prima docente all'Università di Genova cui si deve la creazione del sistema dei Musei civici, oggi patrimonio Unesco; Palma Bucarelli, libera e indipendente, prima donna alla testa di un museo nazionale in Italia; la schiva Sandra Pinto, storica direttrice di Palazzo Pitti, cui si deve la rivalutazione della pittura dell'800; Margherita Grassini Sarfatti, prima donna in Europa ad occuparsi di critica d'arte, oltre che amante di Mussolini; Paola Della Pergola, allontanata dagli uffici pubblici perché ebrea e fondatrice della "didattica dei musei"; Paola Zancani Montuoro, prima donna ammessa all'Accademia Nazionale dei Lincei, cui si devono le scoperte del mitico Santuario di Hera alla foce del Sele e dell'antica Sibari (disponibile gratuitamente su Spotify, Apple Podcasts, Spreaker, Google Podcasts e su choramedia.com, la serie è anche sui portali del Mic e sui siti dei musei e dei siti archeologici). "Non è una questione tardo femminista - prosegue la Dandini -. Quando a scuola nei sussidiari i maschietti si possono riconoscere in Mazzini, Cavour o Ciro Menotti, le bambine chi hanno? Questo 'albero genealogico' di donne valorose fortifica l'autostima e indica una strada possibile, alle ragazze come ai ragazzi. Dietro un grande uomo? Oggi la parità di genere si divide in 'reale' e percepita', come la temperatura. Speriamo di aver superato certi stereotipi. Di certo, dietro una grande donna serve anche un'ottima collaboratrice domestica, ben pagata e in regola", ride.
Lei, intanto, è già al lavoro sulla prossima edizione del Festival L'eredità delle donne (Firenze, 21-23 ottobre) e sul nuovo libro in "uscita a fine ottobre per Einaudi. Si intitola Cronache dal paradiso - rivela -. E' un po' memoir un po' racconto di storie. La tv non mi manca? Sinceramente, per fortuna, no. Mi sono tolta molte soddisfazioni e la faccio solo quando si creano occasioni interessanti, che piacciono a me.
Sono una ragazza curiosa, irrequieta. Farla per farla non mi interessa".
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