GIOVANNI LEGNINI E DANIELE PICCIONE, 'I POTERI PUBBLICI NELL'ETA' DEL DISINCANTO' (LUISS UNIVERSITY PRESS, PP. 176, EURO, 20) - La perdita di centralità del Parlamento, l'ampliamento dell'area di competenza della magistratura, e al contempo i suoi momenti di caduta, l'irruzione nella quotidianità dei poteri delle authority "hanno determinato un senso di dispersione e frammentazione dei poteri pubblici, accentuando la crisi di consenso che circonda le istituzioni repubblicane". Parte da queste considerazione il volume "I poteri pubblici nell'età del disincanto. L'unità perduta tra legislazione, regolazione e giurisdizione", dell'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e Daniele Piccione, con la prefazione del giurista Natalino Irti.
"L'età del disincanto", scrive Irti "è, a ben vedere, l'età di un nuovo 'incantesimo', della volontà umana superba di un potere tecnico che di giorno in giorno s'impossessa del mondo. E se il diritto decide di seguirla e governarla, allora si fa inevitabile la transizione dalle 'leggi' alle 'regole'". Che ne è allora della politica? Alla fine di un decennio di recessione economica e di scetticismo verso la capacità di risposta da parte dello Stato, il saggio afferma l'urgenza di un impegno politico, cercando uno spazio tra la tecnocrazia e "l'oscura inquietudine" delle folle. Una necessità che si accompagna a quella di superare l'atteggiamento di diffidenza verso i poteri pubblici, la cui "riserva di credibilità" è stata scalfita da recenti episodi. Tra questi gli autori, nell'introduzione, citano "le dolorose vicende che hanno riguardato la magistratura ordinaria e il Consiglio Superiore nell'estate del 2019, come pure non può tacersi delle forti spinte delegittimanti che hanno investito Consob e Banca d'Italia".
La finalità di questo studio è "un'analisi approfondita dei mutamenti di rapporto tra le funzioni legislativa, giurisdizionale e regolatoria", in un contesto in cui politiche economiche e diritti si incrociano - "talvolta drammaticamente" come nel caso dei risparmiatori colpiti dalle crisi degli istituti bancari o dell'Ilva di Taranto - e le forze che tendono a proseguire politiche europeiste si scontrano con le pulsioni sovraniste. La chiave, secondo Legnini e Piccione, sta "nella leale collaborazione tra i poteri", con un'interpretazione "virtuosa degli spazi di autonomia", "nel valore della certezza del diritto", intesa anche come "tempestività" e "calcolabilità", e in una crescita economica attenta alla sostenibilità e alla giustizia sociale.
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