Una riflessione sul significato
dell'esistenza umana, tra burn-out, eco-ansia e intelligenza
artificiale, accanto a una puntuale analisi della memoria
storica, attraverso il racconto di una delle storie meno note
del terrorismo rosso in Italia: dal 4 aprile arriveranno in
libreria con Treccani due volumi, "Un senso alla vita" (pp. 225,
19 euro) di Pascal Chabot e "Una come noi" (pp.192, 18 euro) di
Giovanni Bianconi.
Se l'uomo è costantemente alla ricerca di un significato da
dare alla propria vita, oscillando tra ciò che sente, ciò che
comprende e ciò che desidera, oggi l'onnipresenza del digitale
sta provocando smarrimento e disorientamento: parte da qui la
riflessione di Chabot che nel libro propone una filosofia
concreta, che fa dell'esigenza di individuare un senso una vera
e propria terapia della civiltà.
Bianconi invece torna su una delle stagioni più drammatiche
della storia italiana raccontando la vicenda, ancora poco
conosciuta, di Germana Stefanini, vigilatrice penitenziaria del
carcere romano di Rebibbia, che il 28 gennaio 1983 venne
sequestrata e uccisa con un colpo di pistola alla nuca
dall'organizzazione terroristica "Potere proletario armato", a
seguito di un processo farsa inscenato da un "tribunale
rivoluzionario". Il corpo di Stefanini, che fu l'unica donna
uccisa dai terroristi rossi, fu rinvenuto la sera stessa nel
bagagliaio di una Fiat 131.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA