CIRIACO OFFEDDU, ISTELLA MEA (GIUNTI,
PP. 384, EURO 20.00). Una grande avventura che dalla Sardegna
magica e ventosa ci porta fino all'Argentina malinconica degli
emigrati, seguendo il destino di donne e uomini dominati da
passioni estreme, amori e odi che non si spengono. Esordisce
nella narrativa con 'Istella Mea', una storia senza tempo, che
ha le note del realismo magico, Ciriaco Offedu, autore sardo
classe 1948.
In libreria il 12 febbraio per Giunti, che dopo il successo di
Milena Palminteri con il suo Come l'arancio amaro, scommette su
un altro esordiente e su un romanzo che intreccia tradizione e
modernità, racconta le leggende che hanno formato la cultura
sarda e si muove tra Nuoro e l'Argentina, a partire dagli anni
'60.
In una Sardegna popolata di cavalieri, pastori e leggende la
giovanissima Rechella scopre l'amore grazie all'incontro con
Martino, un ragazzino dalla fantasia fervida, capace di prodigi
come quello di alzarsi in volo e spingere lo sguardo fino al
mare. "Ti ho aspettato una vita intera, Martino. Ti ho ritrovato
sulla soglia della vendetta" racconta.
Martino è stato abbandonato dai genitori e vive con sua nonna
Jaja, rispettata e temuta, narratrice di storie favolose, che
nella sua cantina nasconde qualcosa di oscuro e potente.
Rachella è sedotta dal cupo fascino di Jaja. Solo dopo molto
tempo e troppo dolore inizierà a intuirne la natura malvagia, a
capire che essa può assumere sempre nuove forme, a decidere che
la sua missione sarà fermarla.
"Ho voluto raccontare il soprannaturale che è parte fondante
della mia terra e della mia cultura. Scrivere una storia sarda
senza considerare questo aspetto è dunque un esercizio che
toglie spessore, voci, prospettive spirituali, psicologiche e
religiose; che cancella di fatto una forma di comunità nella
quale i vivi strettamente convivevano con la dimensione dei
morti e dell'aldilà" dice Offeddu che si è laureato in
Ingegneria Elettronica all'Università di Pisa ed è poi stato
manager di multinazionali in Italia e all'estero.
A fronteggiarsi in 'Istella mea' sono due opposti modelli di
femminilità, quello della sùrbile - maestosa incarnazione
leggendaria di colei che, come una vampira, succhia le migliori
energie di chi le sta vicino - e quello di una donna innamorata,
determinata a vendicare e salvare la "stella" perduta della sua
vita. Offeddu, che ha vissuto e lavorato per decenni in altri
continenti, in questo libro racconta anche "il disterru dello
sradicamento", quella malinconia violenta di chi è costretto a
separarsi dalla sua terra.
"L'emigrazione era ed è un elemento capitale che difficilmente
può essere trascurato nel raccontare una storia di vita sarda o
la storia, ad esempio, di una famiglia. Il fenomeno
dell'emigrazione attraversa come un coltello le vicende
storiche, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento sino a
oggi. In questo senso diviene importante lo scorrere del tempo,
il passare delle decadi, per comprendere quanto le ferite
divengano a un certo punto insanabili, e per conoscere le ancore
esistenziali cui le stesse protagoniste si aggrappano nelle
inevitabili crisi" spiega l'autore del libro.
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