JACK HALBERSTAM, TRANS* (ODOYA, PP.
224, EURO 16).
In occasione della Giornata internazionale della
visibilità transgender, che ricorre ogni 31 marzo, arriva in
libreria pubblicato dalla casa editrice Odoya il libro
dell'americano Jack Halberstam dal titolo 'Trans*. Un saggio
insolito sulla variabilità di genere'. Halberstam è saggista,
attivista e docente a New York alla Columbia University dove è
direttore dell'Institute for Research on Women, Gender e
Sexuality. In questo volume Halberstam oltre ad approfondire le
dinamiche sociali di ieri e di oggi parla di sé e di come 'nel
2016, alla veneranda età di cinquantaquattro anni, dopo aver
vissuto nel mio corpo un po' mascolino ma di donna per oltre
mezzo secolo, ho preso un'importante decisione: volevo fare un
intervento chirurgico al seno (...) La procedura non riguardava
la costruzione della mascolinità del mio corpo; si trattava
piuttosto di modificare una parte di quella femminilità che a
quel tempo mi definiva'.
Halberstam spiega che un secolo fa, quando il ricercatore
medico britannico Michael Dillon, nato Laura, si sottopose a una
doppia mastectomia fu probabilmente il primo intervento di
questo tipo della storia: all'epoca i chirurghi plastici erano
una rarità. Oggi, invece le cose sono più facili e 'alcune
persone transgender possono ottenere la copertura parziale o
anche totale dei loro interventi tramite un'assicurazione
medica'. L'autore racconta di quando era giovane e si chiamava
ancora Judith e lo scambiavano sempre per un ragazzo, i suoi
genitori lo costringevano a portare i capelli lunghi e a
indossare abiti femminili e gli è stato insegnato come doveva
sedersi e camminare. Halberstam in queste pagine volge lo
sguardo ai secoli passati e sottolinea che il desiderio di
cambiare sesso ha una storia molto lunga; per esempio: il
diplomatico, soldato, e spia francese Chevalier d'Éon vissuto
tra il Settecento e l'Ottocento, fu prima uomo e poi donna; la
spagnola Catalina de Erauso nata nel 1592 e nota con
l'appellativo di 'suora tenente', una vita avventurosa iniziata
in un convento dal quale fuggì per salpare per le Americhe;
Juana Aguilar 'un'ermafrodita che, accusata di "atti contro
natura" con donne nel 1803, in Guatemala, fu sottoposta a
molteplici esami medici per stabilire se fosse maschio, femmina,
entrambi o nessuno dei due'.
Halberstam considera il corpo una 'casa' inteso come 'progetto
architettonico fluido'.
Il corpo come qualcosa in carne e ossa da costruire, 'i corpi
trans* rappresentano l'arte del divenire, la necessità di
immaginare e l'ostinazione carnale della transitività'.
Halberstam si sofferma infine sull'uso dei pronomi e
confessa: 'non ho fatto una transizione formale, e certamente ci
sono molte differenze tra il mio genere e quello degli uomini
transgender sotto ormoni. L'andirivieni tra il lui e il lei
rappresenta meglio, in un certo senso, la forma che ha assunto
il mio genere a oggi. Non che io sia tutto il tempo una "lei"
inequivocabile, ma non sono nemmeno così spesso un "lui"
inequivocabile. Penso che i miei pronomi di genere fluttuanti
catturino bene quel rifiuto di risolvere la mia ambiguità di
genere, che è a sua volta diventata per me una sorta di
identità'. Conclude: 'se ti stai chiedendo quale sia il mio
pronome e vorresti avere una risposta che ti tolga
dall'imbarazzo una volta per tutte, non posso aiutarti'. Il
libro contiene una serie di consigli cinematografici, film che
raccontano storie di persone trans*, tra cui 'Tomboy' (2011) di
Céline Sciamma, 'Boys Don't Cry' (1999) di Kim Peirce, 'By Hook
or by Crook' (2001) di Dodge e Howard. Halberstam è noto in
Italia anche per il saggio 'L'arte queer del fallimento'
(Minimum Fax 2022).
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