(di Marzia Apice)
GIANLUCA BARBERA, IL SEGRETO DEL GRAN
MAESTRO (Chiarelettere, pp.304, 18 euro). Un viaggio nei misteri
irrisolti della nostra Repubblica, ma anche un testa a testa
appassionante tra due menti intelligenti, raccontato con
un'intensità che cresce di pagina in pagina, come un fiume in
piena: è in libreria con Chiarelettere il nuovo romanzo di
Gianluca Barbera, "Il segreto del Gran Maestro", dedicato alla
figura di Licio Gelli e, con essa, alla P2 e alla massoneria
italiana e internazionale. Protagonisti del libro, che mescola
mirabilmente la storia alla fiction, sono Gelli appunto, il Gran
Maestro chiamato semplicemente G., e Marco Sangiorgi,
giornalista d'inchiesta che si reca a Villa Wanda, la residenza
sui colli aretini dove l'uomo ormai anziano risiede, per
realizzare uno speciale su di lui. Il dialogo serrato tra i due
personaggi offre all'autore l'occasione di raccontare una
stagione cospicua della storia del nostro Paese, dagli anni del
fascismo (ai quali risalirebbero molte delle fortune di Gelli)
fino ai giorni nostri. Sono tanti i riferimenti disseminati nel
libro, che fanno tremare i polsi solo a leggerli: il tentato
golpe Borghese, l'eversione di Gladio, il crac del Banco
Ambrosiano, e poi la strage di Bologna, la morte di Roberto
Calvi, l'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli e il presunto
rapimento del finanziere siciliano Michele Sindona. La
narrazione è efficace, e i colpi di scena sono distribuiti
all'interno di una trama ben costruita, per accompagnare il
lettore direttamente 'dentro' i fatti, messi sotto la lente
d'ingrandimento. Ma al tempo stesso "Il segreto del Gran
Maestro" è anche un thriller coinvolgente, con la tensione
tipica del genere che si unisce alla ricostruzione storica:
mentre G. ripercorre un'esistenza vissuta tra (poche) luci e
(molte) ombre, smarcandosi con aristocratico savoir-faire dalle
domande più scomode, Sangiorgi procede con la sua inchiesta, ma
il giornalista non immagina che forse tra i tanti misteri in cui
il Gran Maestro è implicato potrebbe essercene uno che è costato
la vita a sua moglie. "La P2 è stata uno dei tanti misteri
italiani mai risolti fino in fondo. La verità è che non ci
abbiamo mai fatto i conti del tutto, viste le tante personalità
di spicco coinvolte", spiega all'ANSA Barbera, "non tutti hanno
pagato, alcuni sono rimasti ai loro posti per anni. Si ha la
sensazione che come al solito si siano voluti coprire i veri
responsabili. Nessuna colpa alla magistratura, però, che ha
fatto quello che poteva". "A detta di molti osservatori, la P2,
o meglio un certo tipo di mentalità 'piduista' e di modus
operandi esiste ancora, anzi la fa da padrone. La massoneria non
sarebbe finita affatto", prosegue l'autore, "anche perché il
termine ormai è diventato sinonimo di opacità, di trame oscure,
manovre sotterranee, a cominciare dal fatto che secondo molti le
principali decisioni per quanto riguarda la politica nazionale
sarebbero tuttora prese altrove e in modo niente affatto
trasparente, ossia nei cosiddetti santuari dell'oligarchia
finanziaria e industriale: Commissione Trilaterale, Gruppo
Bilderberg, Forum di Davos, Fondo monetario internazionale,
Banca mondiale, Troika… nonché dai grandi speculatori del
mercato finanziario mondiale. Cioè lontano dai parlamenti e dai
governi nazionali, che diventerebbero meri esecutori". "Ecco
perché la democrazia è tuttora in pericolo, correndo di continuo
il rischio di venire svuotata della sua sostanza da metodi e
strutture di tipo para-massonico, da lobby, oligarchie,
consorterie, da Ur-Lodges (super logge transnazionali), insomma
dai cosiddetti poteri forti", conclude Barbera, "ed ecco perché
credo che questo romanzo sia di grande attualità, affrontando
quelle tematiche a trecentosessanta gradi, anche in chiave
storica".
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