(di Michele Cassano)
I rapporti con Gianni Agnelli,
Bettino Craxi, Enrico Berlinguer, Sandro Pertini, ma anche con
leader stranieri come Ronald Reagan, Fidel Castro, Mu'ammar
Gheddafi o Michail Gorbaciov. Le missioni internazionali, il
terrorismo, il Medio Oriente, i grandi temi dell'economia e le
polemiche della politica italiana. C'è un pezzo della storia del
Novecento nel libro "I diari segreti. Giulio Andreotti", in
uscita oggi con Solferino. Migliaia di appunti presi giorno per
giorno dall'ex presidente del Consiglio, figura centrale della
Seconda Repubblica, che raccontano tanto della sua personalità
ma contengono anche riferimenti a questioni politiche di cui si
dibatte ancora oggi.
"Si discute del numero dei parlamentari. Sono troppi? Quale è
il riferimento con gli altri Paesi, eccetera - scrive ad esempio
Andreotti nel 1986, su un tema di strettissima attualità -. Fa
impressione in effetti il rilievo che lo stesso lavoro è
compiuto a Palazzo Madama da 323 persone e a Montecitorio da
630. Ad un capo di Stato che domandava quante persone
lavorassero in Vaticano Giovanni XXIII rispose «la metà»".
Il libro, curato dai figli Serena e Stefano Andreotti con
un'introduzione di Andrea Riccardi, fornisce uno spaccato della
storia italiana dal 1979 al 1989 attraverso i pensieri privati e
mai pubblicati prima dell'uomo che per mezzo secolo ha dominato
la vita politica italiana.
In occasione del viaggio a Mosca per la morte di Andropov nel
febbraio 1984, Andreotti racconta il viaggio in aereo, con
immancabile scopone, con Pertini e Berlinguer, rimasto allibito
quando, nella gelida Piazza Rossa, il rappresentante degli
scrittori ha reso grazie al defunto perché "aveva insegnato loro
quel che dovevano scrivere e quel che non dovevano scrivere".
Nello stesso anno un vertice con Gheddafi, che, ricordando il
suo anticomunismo, gli consegna due suoi libri pregandolo di
portarli a Reagan. Poi ancora l'incontro con Madre Teresa e un
rosario recitato insieme, descritto come "un momento di
paradiso".
E' invece del 1981 l'incontro con Fidel Castro, che lo
ringrazia per per aver visitato i luoghi storici del loro
movimento. "Ringraziamento quest'ultimo non meritato - precisa
Andreotti -, perché la scelta di trascorrere la domenica a
Santiago invece che alla spiaggia di Varadero è stata dettata
dal timore che il sole e il mare (peraltro bellissimo) mi
accentuassero l'abituale emicrania".
Spaccati di vita pubblica, ma anche considerazioni sul suo
carattere, come nell'appunto nel quale risponde alle accuse di
cinismo rivoltegli da un politologo alla moda su un quotidiano.
"Secondo il dizionario Palazzi, cinico vuol dire sprezzante,
beffardo, indifferente. Sono categorie nelle quali non mi
riconosco - scrive in un appunto -. Il suddetto politologo però
ha modo di informarsi della verità dei fatti senza uscire dalla
sua casa editoriale dove non erano certo estranei personaggi più
che competenti in proposito, che io ho avuto il privilegio di
non conoscere. Anche l'indifferenza del cinico ha un limite".
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