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Barbera, crisi delle sale? Serve un nuovo modo di gestirle

Barbera, crisi delle sale? Serve un nuovo modo di gestirle

Direttori grandi festival a confronto su futuro cinema italiano

ROMA, 12 ottobre 2022, 19:03

Redazione ANSA

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Il cinema italiano vive una grande vitalità, alto valore artistico, pluralità, è sempre in evoluzione, con registi come Sorrentino, Garrone, Alice Rohrwacher, maestri come Moretti e Bellocchio e autori consolidati anche all'estero, da Guadagnino a Pallaoro. Resta grave, però, nel nostro sistema, la crisi delle sale, legata anche all'impatto della pandemia. Sono fra i temi affrontati dai maggiori direttori di festival internazionali nel primo dei nove incontri della serie 'Dialoghi sul futuro del cinema italiano" organizzati nell'ambito della Festa del cinema di Roma al via il 13 ottobre.
    "Rispetto al cinema in sala, che deve restare centrale, ci sono tante criticità, non possiamo nasconderle - spiega il direttore della Mostra internazionale del cinema di Venezia Alberto Barbera nell'incontro moderato dal presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli -. La prima e la più grande è la disaffezione del pubblico italiano nei confronti del nostro cinema". Bisogna "trovare un nuovo modo di gestire le sale e la loro programmazione, come sanno bene anche gli operatori, già al lavoro". Si deve "investire sulla qualità e sul realizzare meno film perché non possiamo assorbire 300 titoli all'anno". Per Carlo Chatrian, direttore della Berlinale, la crisi della sala acuitasi con la pandemia "è anche una crisi generale di comunità e socialità, che va oltre il cinema". Con la pandemia "ci siamo smaterializzati e iperconnessi - osserva Paola Malanga, direttrice artistica della Festa del cinema di Roma -.
    Bisogna riaccendere un desiderio anche della sala". Per Giona Nazzaro, direttore del Locarno Film Festival, "se il cinema continuasse ad esistere senza sale avremo perso un po' tutti, va conservato questo tessuto connettivo". Il cinema italiano "è in ottima salute artistica - sottolinea intervenendo da remoto Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes -. Però come in altri Paesi ci sono delle preoccupazioni", legate al "rapporto fra pubblico e sala, alla necessità dell'insegnamento del cinema a scuola e al consolidamento del patrimonio delle cineteche. Se fossi ministro della Cultura in Italia partirei da questo".
   

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