CANNES - Katharina Kubrick ha il telefonino in mano, cerca nella galleria fotografica e poi orgogliosa mostra le sue foto private di lei bambina con il padre Stanley sorridente con quel technicolor tipico degli anni '60. Scatti di famiglia che introducono i suoi ricordi, generosamente regalati ad un gruppo di giornalisti convocati sullo yacht dei Pinewood studios inglesi. E' a Cannes per un evento che le sta decisamente a cuore, insieme a lei ci sono lo zio Jan Harlan, fratello di sua madre Christiane, che è stato produttore esecutivo di Barry Lyndon, Shining, Eyes Wide Shut, A.I. Intelligenza artificiale, e Keir Dullea, 81 anni, 30 film e tanto teatro ma soprattutto un ruolo che lo ha reso celebre, l'astronauta David Bowman in 2001: Odissea nello spazio.
Il 13 maggio, introdotto da Christopher Nolan, uno di quei registi cresciuti vedendo i film di Kubrick, un grande fan, viene proiettato restaurato un film di culto, apripista di tutta la cinematografia di fantascienza e non solo, una di quelle opere seminali che ancora oggi incanta lo spettatore: 2001: Odissea nello spazio. "50 anni dopo - dice all'ANSA Katharina Kubrick, figlia adottiva del regista, nata dal primo matrimonio di Christiane con Werner Bruhns - custodire l'eredità di mio padre significa proporre questo film restaurato ai giovani. Sono abituati alla velocità, al bombardamento delle immagini una dietro l'altra, sono convinta che l'impatto con la lentezza di 2001 sarà una meravigliosa esperienza, anzi un'esperienza filosofica".
Katharina e Jan Harlan raccontano un'immagine lontana anni luce da quella leggendaria tramandata fino ad oggi sulla personalità schiva, solitaria, fobica del grande regista. "E' vero, qui a Cannes non sarebbe mai venuto - dice Katharina, che ha 64 anni, è designer di set, è dedita a documentari e lavori sul padre oltre ad essere apparsa in scene di Arancia Meccanica, Barry Lindon, Eyes Wide Shut - aveva il suo mondo artistico, creativo, ma non era impenetrabile, anzi mi ricordo la nostra casa completamente affollata di persone durante la preparazione dei film e le riprese, le stanze e il giardino erano invasi di tecnici, artisti, studenti, praticamente chiunque e lui era con loro un incredibile appassionato insegnante, mentre mia madre si adoperava a preparare sandwich per tutti". Con la stampa certo aveva problemi, pochissime le interviste tra le quale una a Playboy nel '78, e' diventata persino un corto animato.
L'opera di Kubrick continua a germinare: Ian Harlan ha confermato che si sta lavorando ad una serie Hbo, forse diretta da Cary Fukunaga (True Detective), che riprende il leggendario progetto incompiuto di Kubrick su Napoleone, mentre a Francoforte fino a settembre 2001 è diventato un'originale mostra, con il corredo dello Stanley Kubrick Archivio, al German Film Museum. "Guardare questo film è vedere qualcosa mai vista prima", dicono. Tornerà in sala anche in Italia come evento il 4 e 5 giugno, da Warner Bros. E anche la proiezione di Cannes, per i fortunati che la vedranno, sarà particolare: si tratta di una copia in 70 mm ottenuta dal negativo originale attraverso un procedimento di ricreazione fotochimica, senza ritocchi digitali o modifiche al montaggio, che consentirà quindi al pubblico di rivivere l'esperienza di 50 anni fa con il film. "Quante volte ho visto il film? Infinite e ogni volta mi ha comunicato qualcosa, per questo la mia aspirazione è farlo conoscere alle giovani generazioni che magari ne hanno solo sentito parlare. 2001 non ho mai smesso di amarlo, anche perché mi ricorda quei mesi delle riprese, quella grande famiglia che era diventata casa mia, una famiglia di artisti. Mio padre era il suo film, un mondo concentrato, me lo ricordo sognante e malinconico", poi rivela: il respiro finale di 2001, quello dell'astronauta Bowsman trasformato in bambino dello spazio, "è proprio il suo". A ciascuno spettatore 2001 Odissea nello spazio rilascia emozioni diverse, spiega Dullea, "come una sinfonia di Beethoven, è inspiegabile, ciascuno ne è toccato in un modo particolare. Di certo questo suo film e tutti gli altri di Stanley Kubrick hanno un filo rosso che li lega, l'indagine sopra l'essere umano". Il 50% delle critiche dopo l'uscita di 2001 (la prima fu a Washington, la seconda a New York, città natale del regista) fu terribile. Ma la gente andava a vederlo. La cosa curiosa, racconta Dullea, è che "il film non ebbe effetti sulla mia carriera, ma resta per me una indimenticabile esperienza che sono ancora qui a raccontare".
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