Una cappella Sistina, ricreata nelle dimensioni reali dallo scenografo Maurizio Sabatini e con allestiti per l'estensione degli affreschi i green screen, è fra gli scenari nei quali il grande regista russo Andrei Konchalovsky, sta terminando a Roma le riprese de Il peccato, non un biopic ma un ritratto emotivo e viscerale, girato interamente in Italia e in italiano dedicato a Michelangelo. Ne è protagonista Alberto Testone (già interprete a teatro e al cinema di Pasolini), scelto dopo lunghi provini per un casting nel quale il cineasta ha voluto soprattutto attori non professionisti.
''Volevo ricreare ''un'epoca molto crudele - spiega all'ANSA il regista - molto rigida, dominata dalla censura attraverso la verità dei volti della gente, del popolo''. Un film russo-italiano (producono, fra gli altri, Fondazione Andrei Konchalovsky per il cinema e le arti sceniche, Ministero della Cultura della federazione Russa, con l'apporto dell'imprenditore russo e filantropo Alisher Usmanov, insieme a Jean Vigo Italia con Rai Cinema) da 15 milioni di euro che dovrebbe essere pronta per il debutto, probabilmente in un grande festival, nella seconda metà del 2018. ''Cosa mi piace di Michelangelo? Le sue contraddizioni. Era attaccato al denaro, come me d'altronde - dice sorridendo -. Ma era anche scaltro, e sapeva confrontarsi con i potenti. Se dovessi definirlo direi che era come un ladro innocente''. Un genio come lui ''ha saputo creare capolavori in un'epoca dove non aveva libertà, mentre oggi, al contrario abbiamo molta più libertà e molti meno capolavori''.
L'autore di Maria's lovers e Paradise, vincitore, in carriera con i suoi film, fra gli altri di un Premio speciale della giuria e due Leoni d'argento a Venezia, 80 anni compiuti ad agosto, preferisce ''lanciare domande piuttosto che dare risposte''. Comprendere quale sia il peccato a cui allude il titolo, ''è legato alla singola percezione degli spettatori. Per me probabilmente il senso di inferiorità che hanno molti grandi geni, il senso di colpa, l'inadeguatezza''. Secondo Alberto Testone che in costume di scena colpisce per l'intensità della sua somiglianza all'artista ''il titolo evoca il senso generale del peccato più che far riferimento a uno preciso, anche perché Michelangelo in vita li ha commessi tutti. Il film racconta l'artista nel suo periodo più difficile, quello in cui è schiacciato dalle pressioni dei potenti e non riesce a mantenere fede agli impegni. Se ne mostrano le paure, le angosce, la sua lotta per la libertà creativa''.
Le riprese si sono svolte fra la Toscana e il Lazio, nei luoghi di Michelangelo, dal Monte Altissimo (cave Henraux), al Castello Malaspina di Massa e poi a Firenze, Arezzo, Montepulciano, Carrara, Bagno a Ripoli, Pienza, Monte San Savino, Tarquinia, Caprarola, fra gli altri, e naturalmente Roma. Fra gli interpreti anche Massimo De Francovich (Papa Giulio II). ''Oggi è difficile girare film che non siano di puro intrattenimento, e questo è il viaggio dentro un'anima. Penso sia importante però ricordare geni come Michelangelo soprattutto oggi per le giovani generazioni, che vivono in tempi dalla memoria corta''. Testone, che ha iniziato solo da qualche anno a fare l'attore, si è preparato ''leggendo prima di tutto il Vasari, che ha dato di Michelangelo il ritratto più forte, secondo me. Poi mi hanno aiutato i tanti storici e consulenti che sono venuti sul set. Giorno per giorno questo personaggio è entrato piano piano in me, quando vengo truccato e mi mettono la barba io vedo Michelangelo. E ho imparato a comprendere le motivazioni della sua rabbia''.
Lei ha interpretato anche Pasolini, vede degli aspetti comuni? ''Erano entrambi affamati di vita e pronti a tutto pur di portare avanti le loro idee''. Com'è stato il rapporto con Konchalovsky? ''E' come se fosse mio padre. Una persona eccezionale dalle idee chiarissime, in tante settimane sul set non l'ho mai sentito perdere la pazienza. Ogni giorno con lui per me è una lezione di vita''.
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