Gli uccelli come messaggeri di
sacralità ed emblemi della connessione tra terra e cielo, ma
anche come terreno di ricerca, nel tentativo di rendere visibile
attraverso il segno sul marmo, sulla pietra e sul legno il sogno
impossibile di infinito che ogni essere umano nutre dentro di
sè.
Per la prima volta arriva a Roma una selezione di opere firmate
da Constantin Brancusi, protagoniste della mostra "Brancusi:
scolpire il volo", in programma dal 13 febbraio all'11 maggio
all'interno delle Uccelliere Farnesiane. Organizzata dal Parco
archeologico del Colosseo, in collaborazione con il Centre
National d'art et de la culture Georges Pompidou di Parigi,
l'esposizione esplora un tema ricorrente nella produzione di
Brancusi, il bestiario degli uccelli.
A cura di Alfonsina Russo, Philippe-Alain Michaud, Maria Laura
Cavaliere e Daniele Fortuna, il percorso si articola in due
distinte sezioni: la prima, dedicata alla scultura, presenta
opere come Il Gallo (Le Coq, 1935), L'Uccellino (L'Oiselet,
1928) e Leda (1920/1926), in cui si evidenzia la rivoluzione del
gesto di Brancusi, che semplificando le forme e con l'intaglio
diretto della materia ha voluto arrivare all'essenza stessa
dell'animale, fedele all'aforisma in cui l'artista affermava:
"Non è l'uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo,
lo slancio".
La seconda sezione invece è focalizzata sulla fotografia e sul
cinema, linguaggi a cui l'artista si è dedicato negli anni '20 e
'30 del secolo scorso per esaltare le qualità plastiche delle
sue sculture, oltre che per documentarle.
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