Una mostra per cercare di
tornare alla normalità dopo l'ennesima alluvione: il Museo
civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (Ravenna) ospita dal 22
settembre al 12 gennaio 'La rivoluzione del segno. La grafica
delle avanguardie da Manet a Picasso'.
L'esposizione parte da alcune grafiche di Goya, primo artista
dalla sensibilità moderna, e da una rarissima matrice
xilografica di Doré, uno dei più noti incisori dell'800,
passando attraverso l'iconico e ironico tratto di Daumier e
arrivando alle poco conosciute grafiche impressioniste, con
fogli di Manet, Renoir e Degas, e ai cosiddetti
post-impressionisti da Toulouse-Lautrec, Matisse, Wlaminck a
Gauguin, Cezanne e Bonnard. In mostra, a fianco di quasi cento
opere su fogli sciolti, anche diverse pubblicazioni grazie alle
quali si diffusero più rapidamente le nuove stampe: veri e
propri libri d'artista, come quelli realizzati da Matisse, o
riviste e volumi nei quali venivano pubblicate litografie di
artisti ritenuti i più grandi innovatori del segno grafico di
allora.
In un momento di così acceso fervore artistico molti furono i
movimenti che nacquero e nei quali gli artisti si raggrupparono
per sostenersi a vicenda in questi tentativi di affermare le
novità espressive di cui erano portatori: dall'espressionismo
tedesco con Ensor, Grosz, Kirchner, Kokoschka, Kollwitz,
Masereel, Nolde, Pechstein, Schiele, al Simbolismo di Redon e
Alberto Martini; dall'astrattismo di Kandinskij e Klee al
Surrealismo di Ernst, Man Ray, Magritte, Dalì, Picabia. Non
mancano le esperienze di autori difficilmente circoscrivibili in
movimenti codificati: gli italiani Arturo Martini, de Chirico,
Morandi, Wildt, Boccioni, Marini, Manzù, Carrà, Campigli e gli
europei Chagall, Rouault, Giacometti, Léger, con una spazio
importante riservato al lavoro di Picasso, che forse più di
tutti ha segnato l'arte del'900 e che ha utilizzato tutto lo
spettro delle tecniche artistiche, comprese quelle
calcografiche, per esprimere il suo pensiero.
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