Ripercorre le tappe principali della carriera del fotografo di guerra, dagli esordi nel 1932 fino alla morte avvenuta nel 1954 in Indocina per lo scoppio di una mina, la grande mostra 'Robert Capa.
L'opera 1932-1954', che
apre il 14 maggio al Museo Diocesano di Milano.
La mostra è composta da 300 opere, selezionate dagli archivi
dell'Agenzia Magnum Photos.
Nell'intento del curatore, Gabriel
Bauret, il progetto vuole porre l'accento sulla dimensione
umanista di Robert Capa, sulle altre angolazioni verso cui
dirige il suo obiettivo: le popolazioni vittime dei conflitti, i
bambini, le donne. "Se le fotografie di guerra plasmano la
leggenda di Capa - afferma Bauret - nei suoi reportage lo
vediamo anche guardare la realtà da diversi punti di vista,
concentrandosi su quelli che il fotografo Raymond Depardon
definiva "tempi deboli", in contrapposizione ai tempi forti che
solitamente mobilitano l'attenzione dei giornalisti e richiedono
loro di essere i primi e più vicini".
L'esposizione si articola in 9 sezioni tematiche - Fotografie
degli esordi, 1932-1935; La speranza di una società più giusta,
1936; Spagna: l'impegno civile, 1936-1939; La Cina sotto il
fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani,
1943-1945; Verso una pace ritrovata, 1944-1954; Viaggi a est,
1947-1948; Israele terra promessa, 1948-1950; Ritorno in Asia:
una guerra che non è la sua, 1954 - che evocano l'impostazione
cronachistica con cui i reportage venivano pubblicati sulla
stampa francese e americana dell'epoca. La retrospettiva è
promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e
prodotta da Silvana Editoriale, e realizzata grazie al supporto
del main sponsor Dils, che il 12 maggio offre ai milanesi la
possibilità di visitare la mostra gratuitamente e in anteprima.
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