Dal confronto di due artisti nati entrambi nel 1889, accumunati da uno dei dibattiti più interessanti del '900, il rapporto tra arti tradizionali e il nuovo medium, la fotografia, nasce una mostra aperta dall'11 novembre al 2 dicembre alla Galleria Orsi di Milano.
Protagonisti dell'esposizione (organizzata da Amedeo Porro e a ingresso libero), Ubaldo Oppi e Arturo Martini, che nella ritrattistica sperimentarono un approccio nuovo, molto vicino al modo di rappresentare la realtà, propria del mezzo fotografico.
Rischiando però pure denunce, come accadde nel 1925 a Oppi,
accusato dalla Famiglia Artistica Milanese di aver copiato da
una fotografia l'opera che aveva esposto alla Galleria Pesaro e
contemporaneamente venduto alle Civiche Raccolte della città di
Milano, un nudo di donna in piedi, dal titolo 'Sera romagnola'.
Formazioni e caratteri molto simili, Oppi e Martini, nato il
primo a Bologna, il secondo a Treviso, morirono lo stesso anno
nel 1942. La mostra a loro dedicata ruota attorno
all'accostamento di due opere che hanno un ruolo cardine nel
loro percorso - La Povertà Serena di Ubaldo Oppi e La Nena di
Arturo Martini.
Tra gli altri lavori esposti il capolavoro dal titolo La
Povertà serena, un olio su cartone di cm.100x70, dipinto da Oppi
a guerra finita, rientrato dal campo di concentramento di
Mauthausen (aperto dagli austriaci nel 1918) dove era stato
recluso per alcuni mesi. Di Arturo Martini sono in mostra una
ceramica, un bronzo e sei terrecotte, tra cui Donna sdraiata del
1929/1930, esemplare unico, sinora inedita e quindi esposta al
pubblico per la prima volta.
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