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Scala: Chailly si commuove e il soprano va a sposarsi

Scala: Chailly si commuove e il soprano va a sposarsi

Maestro, è stato un successo collettivo. Ora tocca a Puccini

MILANO, 08 dicembre 2015, 20:09

Bianca Maria Manfredi

ANSACheck

Giovanna d 'Arco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovanna d 'Arco - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanna d 'Arco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si è "quasi" commosso, per sua stessa ammissione, Riccardo Chailly quando ieri, alla fine della Giovanna d'Arco che ha inaugurato la stagione della Scala, è andato in scena a prendere gli applausi.

    La prima vera scommessa del maestro da direttore principale della Scala è stata vinta: portare un'opera di Verdi, che per di più mancava da 150 anni.

Opera, ci ha tenuto a precisare, non "sconosciuta ma poco rappresentata". D'altronde, secondo Chailly, la Scala ha un "impegno morale" rispetto a "Verdi e alla sua grandezza". E quest'opera è stata un modo per mantenerlo.
 

   Ma la vittoria non è solo merito suo. Si è trattato di un "successo collettivo" ha spiegato citando cast, lo "straordinario coro" e l'orchestra. Nessuna menzione per la regia del duo franco-belga Moshe Leiser e Patrice Caurier, con cui pare non sia sempre corso buon sangue.
 

   Intervistato alla Barcaccia su Radio 3, ha concesso che "era importante verificare che la regia non ostacolasse l'interpretazione musicale" e nessun ostacolo c'è stato.
    "E' andato tutto bene" ha sottolineato il tenore Francesco Meli, nonostante la bronchite che ha costretto il baritono Carlos Alvarez a dare forfait. Un'occasione che "cambia la vita" per il suo sostituto Devid Cecconi, come ha ammesso l'artista fiorentino.
  

  Star della serata è stata però Anna Netrebko, il soprano russo che salterà l'ultima recita, quella del 2 gennaio, per sposarsi a Vienna con il tenore azero Yusif Eivazov.
    "So cosa significa per l'Italia il 7 dicembre e cosa significa Verdi e sentivo la responsabilità" ha detto contenta degli applausi. "Nella vita ci sono il bianco e il nero - ha aggiunto - e per me ora è bianco splendente".
    "Anna è straordinaria, ma con la sua malattia non abbiamo potuto lavorare molto con lei" ha commentato Leiser che si è lanciato invece in lodi sperticate di un'altra star, Cecilia Bartoli, con cui ha a lungo collaborato, e con cui sognerebbe di lavorare proprio alla Scala.


    Per lui, e per Caurier, questa Giovanna d'Arco è stata un'occasione per far capire che nazionalismo e guerre sante non sono valori positivi. Un messaggio che si è ulteriormente caricato di significato dopo gli attentati di Parigi e dopo la vittoria ("una vergogna") alle ultime elezioni del Front National. "E' l'attualità che è entrata nella nostra opera - ha aggiunto Leiser -. L'inverno arriva in Europa e dobbiamo essere consapevoli che se tutte le nazioni chiudono la porta, chiudono le finestre, viene puzza".


    Archiviata questa prima, in attesa della Madama Butterfly di Puccini prevista per il prossimo anno, adesso è tempo di bilanci. Giovanna d'Arco è stata vista in tv sulla Rai da 316 mila persone, più o meno come il Fidelio dell'anno scorso. Per conoscere ufficialmente l'incasso, invece, bisognerà aspettare domani. Proprio di bilancio - argomento di cui il sovrintendente Alexander Pereira ha parlato ieri con Renzi - si discuterà nella riunione del Cda di lunedì prossimo. Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, non ha detto se approverà il consuntivo 2015 e il bilancio preventivo 2016 e si è limitato a dire che "ci sono approfondimenti da fare".
   

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