In poche ore, ha superato le
100mila firme (ne conta adesso 102.545) la petizione online
lanciata a gennaio di quest'anno su Change.org per il ritorno a
casa di Alberto Trentini - il cooperante italiano detenuto in
Venezuela dal Novembre scorso - attraverso un intervento
immediato del Governo italiano, delle istituzioni europee e
delle Nazioni Unite. Obiettivo della mobilitazione, rilevano i
promotori, è ottenere il suo rilascio immediato e la piena
tutela dei suoi diritti fondamentali, assicurargli regolare
assistenza consolare, legale e medica e permettere ad Alberto di
avere contatti regolari con i familiari e avvocati nonché una
rappresentanza consolare.
L'appello ha registrato un picco di firme a seguito delle parole
pronunciate domenica scorsa dalla madre di Alberto, la quale -
ospite di una trasmissione televisiva - ha affermato: "l'Italia
sia fiera di mio figlio. A casa ho una situazione difficile, mio
marito non sta bene e a volte, preso dalla commozione, dice
'chissà se riuscirò a vedere Alberto che torna a casa libero'.
Perciò la mia richiesta è: dobbiamo tutti fare qualcosa perché
Alberto torni, chiedo alle autorità di fare in fretta." Tra i
commenti di chi ha sottoscritto la petizione, le parole di
solidarietà di coloro che hanno risposto all'appello: "Sono la
mamma di un cooperante che ora e a Bogotà: immagino l'ansia dei
genitori. Ragazzi che vanno lì solo per fare del bene vengono
rapiti come merce di scambio per scopi politici. Il nostro
Governo li deve tutelare", scrive Elisabetta da Genova;
"Grazie a tutte le persone che si stanno mobilitando per la
liberazione di Alberto", scrivono la famiglia Trentini e
l'avvocato Alessandra Ballerini in un aggiornamento pubblicato
poco fa sulla petizione. "Vi chiediamo di continuare a sostenere
le nostre iniziative. Dobbiamo essere in tanti a chiedere di
"fare presto" per liberare Alberto e farlo tornare a casa.
Grazie !"
Nel frattempo, prosegue l'impegno su più fronti del comitato
promotore della campagna, anche attraverso il digiuno a
staffetta lanciato il 5 marzo scorso: tutti gli aggiornamenti
sono consultabili sulla pagina Instagram del comitato,
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