In occasione della Giornata Mondiale della Terra, l’UNICEF Italia ricorda che quasi la metà dei 2,4 miliardi di bambine, bambini e adolescenti del mondo è esposta ad una combinazione pericolosa di shock climatici e ambientali e lancia i risultati del sondaggio “Crisi climatica ed Ecoansia in Italia.
Preoccupazioni ambientali e salute mentale” realizzato con Youtrend sulla percezione dei giovani rispetto ai cambiamenti climatici e gli effetti sulla salute mentale. Il cambiamento climatico sta mettendo a rischio l’infanzia stessa.
Bambine e bambini sono particolarmente vulnerabili agli effetti di fenomeni metereologici estremi: quasi il 90% del carico globale delle malattie associate ai cambiamenti climatici, al degrado ambientale e all’inquinamento ricade sui bambini sotto i 5 anni. Circa un miliardo di bambine, bambini e adolescenti vive in contesti resi fragili dalla minaccia del cambiamento climatico.
Anche le città europee sono sempre più calde: si stima che 466 milioni persone di minore età (1 bambino su 5) vivano in aree interessate da ondate di calore eccezionalmente frequenti, il doppio delle giornate annue rispetto a 60 anni fa. Bambine e bambini colpiti da disastri legati al clima subiscono conseguenze negative anche sulla loro salute mentale. Per questo l’UNICEF Italia con Youtrend ha realizzato un sondaggio sul tema dell’eco-ansia o ansia climatica, ovvero l’ansia o la preoccupazione per le minacce ecologiche che il nostro pianeta sta sperimentando e gli effetti sulla salute mentale.
Ecco alcuni risultati del sondaggio di UNICEF Italia e Youtrend:
il 24% degli italiani ha sentito parlare di ecoansia e il 22% indica che la propria esperienza personale è molto o abbastanza compatibile con l’ecoansia, una volta spiegato il significato del termine; Il 7% ha dichiarato di aver riscontrato almeno una volta a settimana sintomi fisici (come mal di testa, tensione muscolare, nausea, palpitazioni) in risposta a uno stato di ansia legato ai problemi ambientali e il 9% dichiara di aver accusato sintomi psicologici, come pensieri ricorrenti e incontrollati, con frequenza almeno settimanale. il 32% degli intervistati maggiorenni con meno di 45 anni afferma che la paura della crisi climatica li scoraggia dall’idea di avere figli; alla domanda su quali siano i maggiori problemi che il mondo sta affrontando i cambiamenti climatici risultano essere la quarta risposta (23%) - la più frequente dopo guerre, fame nel mondo e aumento dei prezzi.
La paura per gli effetti che i cambiamenti climatici avranno sulla vivibilità della terra è spesso associata anche alla preoccupazione per il destino delle prossime generazioni: Il 69% della popolazione dichiara di trovarsi a pensare che il destino dell’umanità sia inevitabilmente compromesso a causa della crisi ambientale e dei cambiamenti climatici e il 60% afferma talvolta che non riesce a controllare le preoccupazioni per l’ambiente.
Questo genere di preoccupazioni riguarda anche il proprio ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici: il 68% degli intervistati dice di sentire una forte responsabilità nell’essere sostenibile e il 61% prova nervosismo o disagio quando non riesce a essere sostenibile nei suoi comportamenti quotidiani. Per quanto riguarda i comportamenti sostenibili il 68% degli intervistati (circa due su tre) afferma di fare con attenzione la raccolta differenziata, circa la metà (49%) riduce il consumo di acqua, il 40% fa attenzione ai consumi di energia, il 28% ha dichiarato di aver ridotto drasticamente il consumo di carne, il 20% rinuncia all’auto privata e all’aereo per le vacanze, il 19% acquista o vende abiti di seconda mano e il 18% sceglie marchi che operano nel rispetto dei diritti umani. Diversi fra coloro che non adottano questi comportamenti affermano che sarebbero disposti ad adottarli, soprattutto quando si parla di raccolta differenziata e riduzione dei consumi di acqua.
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