Ha bisogno di una persona che
l'assista ma per Laura Santi, perugina di 50 anni affetta da
sclerosi multipla tutto questo, il non riuscire a trovarla si
sta trasformando nel "il peggiore degli incubi". Tanto da
lanciare un appello sui social. "Un manrovescio improvviso della
sorte" lo ha definito parlando con l'ANSA.
"Cercasi assistente personale per una donna di 50 anni in
sedia a rotelle con sclerosi multipla grave, non allettata.
Mentalmente attiva e lucida, con qualche residuo motorio ma del
tutto non autosufficiente" ha scritto in un post nel quale ha
indicato le attività richieste.
Laura Santi è attivista dell'associazione Coscioni e
impegnata nella battaglia per una legge sul fine vita. "Io
voglio vivere ma così è impossibile" ha ribadito dopo che ha
dovuto lasciare la donna impegnata nella sua assistenza. "Io e
mio marito siamo rientrati nel peggiore degli incubi, questa non
è vita" ha spiegato.
"Mi batto non solo per il fine vita - ha spiegato ancora -
ma perché ancora vorrei vivere. Noi fragili abbiamo il diritto a
essere assistiti. Per me il numero uno dei sostegni vitali
indicati nella sentenza Cappato è l'assistenza. Senza io muoio".
La giornalista perugina ha sottolineato che "per patologie
complesse e gravi come la sua "mancano figure professionalmente
dedicate" all'assistenza domiciliare. "Non c'è una banca dati -
ha aggiunto -, non un filtro delle istituzioni, nessuna tutela
per noi disabili. La ricerca è meramente privatistica. Devi
entrare nella cosiddetta giungla del badantato. Metti un
annuncio su Facebook, vedi tante persone alle quali, se trovi
quella giusta, devi insegnare attività complesse, nel mio caso
anche sanitarie. Senza l'assistenza letteralmente non vado
avanti".
"Io voglio vivere ma voglio essere messa nelle condizioni di
farlo con dignità" ha concluso Laura Santi.
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